Si fa presto a dire che perdere ci stava, perché lo Spezia non solo gioca un bel calcio, ma ha già messo in difficoltà e battuto altre grandi, dal Napoli alla Roma, in Coppa Italia.
IL TREND SENZA SVEDESE
Il paradosso è che il Milan non sarebbe mai stato questo Milan se Ibrahimovic non fosse ritornato, ma ora è così riconoscente che non si rende conto di poterne fare a meno. I numeri parlano chiaro: nelle undici partite disputate con Ibrahimovic titolare la squadra di Pioli ha totalizzato 23 punti, nelle undici partite senza Ibrahimovic ne ha totalizzati 26, tre in più. Insomma, questo Milan non è più Ibrahimovic dipendente. Anzi nelle tre sconfitte rimediate nelle ultime cinque uscite, derby di Coppa Italia compreso, Ibrahimovic c’era sempre. Eppure, Pioli non solo insiste su di lui, quando è disponibile, e come si fa a dargli torto, ma non si azzarda nemmeno a cambiarlo quando, come l’altra sera, è chiaramente in difficoltà. In realtà, a La Spezia andavano sostituiti quasi tutti. E’ andato male persino Kessie, finora una certezza, mentre Bennacer e Calhanoglu, due pilastri, sono apparsi lontani dalla migliore condizione. Mandzukic, sventolato come grande rinforzo del mercato di gennaio, ma inattivo da più di un anno e mezzo, è al momento impresentabile. Ecco, nulla è compromesso, ma il rischio è che i due totem, Ibra e Mandzukic, con la loro personalità, possano condizionare le scelte dell’allenatore e frenare il percorso di crescita dei giovani, a partire da Leao, fin qui protagonisti della straordinaria cavalcata rossonera. Il derby di domenica prossima e la successiva sfida con la Roma aiuteranno a capire se le ambizioni del Milan, persino quelle, appena sussurrate, di scudetto, resteranno vive o se dovranno essere ridimensionate.
© RIPRODUZIONE RISERVATA