C’è sempre una prima volta, coraggio.
CONCORRENTI
Stefano Pioli insegue a meno 4, e non molla: la ricostruzione del Milan passa dalle idee di questo ieratico tecnico di Parma, molto spesso sottovalutato. Lui, tante esperienze positive in passato, vittorie zero. Ha allenato anche qualche big, tra queste la Lazio e l’Inter, tra grandi squilli e cadute estreme. Al Milan sembra aver trovato il suo luogo del mondo, ha fatto uscire i rossoneri dall’anonimato e ora si programma, non si improvvisa. Stefano oggi è padrone del Milan, gli ha dato un gioco e ambizione, se non in Europa (eliminato dalla Champions) almeno in Italia. Ed è lì, a sperare. Spalletti è l’unico scudettato, ma la sua soddisfazione è oltre i nostri confini: il titolo lo ha vinto in Russia, con lo Zenit. Due per l’esattezza, più una coppa di Russia e una Supercoppa nazionale. In Italia è fermo ai successi con la Roma, ormai datati: due Coppe Italia (2007-2008 e una Supercoppa (2007, anno in cui vinse il premio come migliore allenatore). Lo scudetto è il grande rimpianto e con la sua Roma lo avrebbe pure meritato, lottando punto a punto contro la corazzata Inter, allenata da Roberto Mancini. Lucio si è distinto anche come tecnico dell’Inter, riportandola in Champions, ma lo scudetto è ambizione di adesso, al Napoli. Dopo l’avvio impressionante, con le otto vittorie di fila, si è fermato davanti agli imprevisti: gli infortuni, il Covid, le tante assenze lo hanno fatto scivolare al terzo posto, a sette punti dall’Inter. C’è tempo, però. L’importante è crederci e non perdere la testa. Gian Piero Gasperini forse avrà pensato ai grandi traguardi quando, nel 2011 Moratti gli affidò la panchina dell’Inter. Gasp sbatte contro un muro, non era pronto: sconfitto dal Milan in Supercoppa italiana e dopo 3 sconfitte in quattro partite in A, viene esonerato. Solo dal 2016, quando torna ad allenare l’Atalanta (dopo le esperienze di Palermo e Genoa), raddrizza la schiena e la carriera. E se oggi sogna di poter competere per lo scudetto, il suo lavoro ha un suo perché. Quattro “novizi” lottano e ci credono, poi dietro ci sono i santoni che inseguono e arrancano. Il primo è Max Allegri (cinque scudetti con la Juve e uno con il Milan, oltre a varie coppe nazionali, 7 tra Supercoppe e Coppe Italia), poi c’è Mourinho (un titolo con l’Inter, che poi ha festeggiato il triplete) e Sarri (campione d’Italia con la Juve): tutti ad oggi sono lontani dalla lotta per lo scudetto. Ma il problema riguarda solo la Juve, quella per cui vincere è l’unica cosa che conta. A Sarri (Lazio) e Mourinho, nessuno lo ha chiesto
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