Roma, De Rossi: «Siamo una squadra forte e tutti sono battibili, Inter compresa. Io resterei a vita»

L'allenatore giallorosso ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida con l'Inter

Venerdì 9 Febbraio 2024 di Gianluca Lengua
Roma, De Rossi: «Siamo una squadra forte e tutte le squadre al mondo sono battibili. Inter compresa»

Daniele De Rossi prepara il suo primo big match da allenatore della Roma. Davanti a sé avrà l’Inter, la squadra più forte del campionato, ma comunque battibile: «Quando ci sono squadre forti ci sta che perdi, noi anche siamo una squadra forte e a rotazione toccherà anche a noi fare la grande partita.

L’Inter è tanto forte, come il Milan e la Juventus st tornando. Quando ci sono squadre forti ci sta che perdi, noi anche siamo una squadra forte e a rotazione toccherà anche a noi fare la grande partita». Ecco la conferenza stampa integrale di Daniele De Rossi alla vigilia della partita contro l’Inter. 

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Con quale forza delle idee e coraggio state preparando questa partita?
«Il coraggio che devono avere i giocatori forti. Noi ne siamo pieni. Ci vuole coraggio, intelligenza e conoscenza di chi andiamo ad affrontare. Ogni squadra del mondo è battibile, e lo è anche l’Inter, che è la squadra più forte del campionato. Si alza il livello delle partite che abbiamo vinto dal mio arrivo. Cambia la metodologia di preparazione alla gara, affrontiamo una squadra che è abituata a tenere il dominio del gioco in pugno. Possono esserci momenti in cui possono soffrire e cose che gli danno fastidio, ma siamo consapevoli che siamo una squadra forte che può fare una grande partita».

Ha avuto dei contatti con la famiglia di Losi, cosa è successo? 
«Io non ho chiesto quando era la data e il luogo. Partita e post-partita mi hanno distratto, è un errore grave che mi dà fastidio. Se fosse morto due mesi fa che non ero allenatore della Roma non cambiava nulla. Non è una questione di protocollo e ruolo, suo figlio è molto simile a lui, sa benissimo che rapporto c’era. Mi dispiace tanto di non averlo salutato e lì mi fermo. La distrazione è grave perché c’era il rapporto umano. Io non ero impegnato, non ho fatto nulla tutto il giorno, ho aperto un post sui social e ho detto “non ci credo”. Ho parlato con Alberto e gli ho chiesto scusa. Tante volte in passato queste cose non le ho mai sbagliate, adesso credo che debba finire lì».

Che partita si aspetta dal centravanti belga? 
«Cerco di scindere l’aspetto emotivo da quello calcistico. Devo parlare al cuore e alla testa dei giocatori. Mi basterebbe che facesse la stessa partita fatta col Cagliari. Ha giocato per la squadra, ha fatto partire le azioni più importanti. Ha allungato la squadra e ha tirato 5/7 volte. E se lo fa 5/7 partita farà tantissimi gol per me. Per il resto, non è un ragazzo di 20 anni, sarà emozionato ma sarà gestirlo. A volte giochi contro la tua ex squadra e fai il gol dell’ex, altre non fai un partitone e sembra che hai sofferto.  Ci sta quando giochi contro una squadra forte di toccarla di meno o di giocare meno bene».

Da cosa dipende la fatica contro le big? 
«La casualità nel calcio non esiste. Gli scontri diretti di una partita che non ho allenato che ho visto da tifoso e osservatore. Vediamo come andremo domani. Quando ci sono squadre forti ci sta che perdi, noi anche siamo una squadra forte e a rotazione toccherà anche a noi fare la grande partita. L’Inter è tanto forte, come il Milan e la Juventus st tornando. Sto cercando di far partire un percorso che durerà non so quanto, che faccia capire ai giocatori che queste partite si possono vincere. Io da giocatore col Milan, l’Inter, la Juve con il Napoli ci ho vinto tante volte. Problema di testa? Stiamo parlando di giocatori che hanno giocato con il Manchester, chi ha vinto un Mondiale, chi ha vinto una Coppa America al Maracanà contro il Brasile, un Europeo in casa dell’Inghilterra, partita di livello importantissimo. Sarebbe offensivo dire ai giocatori che hanno problemi di testa a giocare contro squadre grandi. Le squadre grandi hanno giocatori che non hanno problemi a giocare contro calciatori forti come te e a volte il braccio di ferro lo puoi perdere. Cercheremo di far sì che questo braccio di ferro spinga dalla parte nostra. La testa dei giocatori non credo abbia un problema particolare».

Ha un ricordo particolare dell’Inter?
«Ci sono stati tanti anni cui ci siamo battuti e giocati lo scudetto, le Coppa Italia. Erano anni in cui giocavano a due. Hanno sempre vinto loro e sono stati più bravi. Ho ricordo piacevole di quegli anni, c’è sempre stato rispetto, mi dispiace che abbiamo giocato a San Siro contro Inter e Milan e non potrà tornarci perché è emozionante. Ritroverò i ragazzi con cui ho passato bei momenti in nazionale, sarà una sfida come quelle del 2008/2010 e spero che ritorni a essere sfide testa a testa non con 20 punti di distacco».

Quando può cambiare il ritorno di Smalling la fase difensiva? Sanches è un elemento fondamentale?
«Lo è come tutti gli altri. Tutti saranno utili, si stanno uniformando e rimpicciolendo le distanze fisiche nei confronti dei compagni. Si allenano, a fine allenamento fanno il supplemento. La testa e l’atteggiamento sta tornando. Sono giocatori che non ho visto tanto sul campo, ma quello che vedo mi piace».

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«È uno dei compiti più difficili per un allenatore e un giocatore preparare la squadra che la classifica dice di essere più forte di te. Giocheremo a casa nostra, ci sono 65 mila spettatori. Ci vuole un po’ di spocchia, non siamo gli ultimi arrivati, giochiamo a casa nostra. Troppo rispetto rischia di trasformarsi in paura, deve essere una cosa intelligente, sia strategicamente sia tatticamente che come approccio mentale. Ci saranno momenti in cui noi soffriremo domani, è come quando giochi contro squadre più grandi. Le prepari a computer e la palla ce l’ha sempre te e li ammazzi. Poi entri in campo e loro si muovono e la palla non te la fanno prendere. Ci saranno 10/15 minuti in cui ci vorranno schiacciare, accettarlo e farli diventare 50/60 minuti sarebbe regalargli la vittoria. Noi possiamo vincere, non è un sogno. Il Sassuolo lo ha battuto l’Inter. In campionato abbiamo dimostrato di non tenere il loro passo, ma nella partita singola possiamo farli soffrire. Hanno giocato contro Lazio, Milan, Fiorentina. Stephan sta avendo una grande evoluzione mentale, lui all’inizio era morbido e leggerino. Io mi ci arrabbiavo e a volte ci scherziamo. Adesso è un giocatore vero, adesso che entra penso che possa cambiare la partita. Mi piace anche Zalewski che contro il Cagliari è entrato benissimo, punto su entrambi. Stephan penso possa darmi qualcosa in più anche Nicola può darci altro. Chi giocherà? Ogni partita dipende dalla strategia, mi tengo un po’ di tempo in più per capire che faremo. Se dico che gioca o non gioca capite anche la formazione».

Da un punto di vista tattico ci sarà il triplo impegno, ci può stare un cambiamento tattico?
«Ci possono stare, ma prescindono dalle partite dopo. Noi metteremo la squadra che penso sia la migliore per vincere contro l’Inter. Giocatori come Bove avranno il loro ruolo come sempre, ma non faremo rotazioni in base a quella successiva. Faremo dei ragionamenti sulla lista in base a chi non può venire a Feyenoord, ma non altro».

Ranieri ha detto che De Rossi è un predestinato, prima era una scommessa. Chi è De Rossi allenatore?
«Ho letto questi articoli anche un paio di anni fa, poi quando mi hanno mandato via dalla Spal in pochi pensavano che potessi farlo e in pochi hanno deciso di prendere me. Le porte sono rimaste chiuse. Penso di poter fare questo lavoro, un po’ per caso mi sono trovato nel posto in cui lo vorrei fare per tutta la vita. Il fatto che io sia arrivato qui, può essere una casualità ma anche un segnale importante. Conosco la parte del calcio che conosco meglio, mi sento più a casa mia qui dove è più difficile rispetto a dove il livello è più basso. Mi godo questa avventura a prescindere da quanto durerà».

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