Jannik Sinner: «Non sono mai stato in discoteca, evito distrazioni come Sanremo. Sono italiano al 100% anche se parlo in dialetto tedesco»

Martedì 20 Febbraio 2024
Jannik Sinner: «Non sono mai stato in discoteca, evito distrazioni come Sanremo. Sono italiano al 100% anche se parlo in dialetto tedesco»

È un inizio anno da incorniciare, quello di Jannik Sinner, ma la scalata continua e il tennis italiano sogna in grande con lui.

Lo storico trionfo all’Australian Open seguito dal successo di Rotterdam e dalla ciliegina sulla torta della terza posizione nel ranking mondiale. Lobiettivo è chiaro: diventare numero uno del mondo magari già entro la fine dell’anno, scavalcando altri due big della racchetta come l’inossidabile Novak Djokovic e il nuovo fenomeno spagnolo Carlos Alcaraz.

 

Il futuro


«Il futuro non si può prevedere. Sicuramente è un sogno e stiamo lavorando per andarci il più vicino possibile», dice Sinner confermando, in un’intervista a Vanity Fair, la sua ambizione di diventare il numero 1. E parla anche dei momenti difficili che potranno arrivare e di come debba lavorare per gestirli nel modo migliore: «Tutte le partite che si vincono, non si vincono nel giorno in cui si disputano. Si vincono preparandosi per mesi, forse anni, lavorando per quella partita — spiega con testardaggine —. Vedremo se questo lavoro servirà anche al primo fallimento, vedremo come reagirò. Ma non ho paura di sbagliare, non ci penso. Non vedo che senso abbia pensarci».


Il ritorno a Sesto Pusteria


Nel frattempo Jannik è finalmente tornato nella sua Sesto Pusteria per far visita ai suoi cari — in particolare i nonni — chiedendo il massimo riserbo: la discrezione è uno dei punti fermi del suo carattere. «Voglio proteggere le persone che mi sono più vicine, tenendole fuori da tutto ciò. Lo vivo come un piccolo compito da svolgere, quasi un dovere: mi hanno aiutato ad acquisire sicurezza in me stesso, e oggi in qualche modo voglio tutelarle». 

Il no a Sanremo


«Ho tutto, non mi manca niente - confessa - Non sono mai stato in discoteca, non mi piace andare a dormire tardi. Preferisco giocare a carte con un amico. Ne ho pochi, ma veri. Mi conoscono da quando ero ragazzino e non gli importa di cosa ho vinto o di quanto sono famoso». Non si tratta, quindi, di timidezza. Anzi, in diversi descrivono Jannik come un estroverso dalla battuta fulminante con chi lo conosce bene. E lui lo ribadisce: «Le persone che mi sono vicine la pensano come me, su questo tema. Perché sono molto simili a me: ci capiamo con uno sguardo, in un secondo».

Tra il non andare in discoteca, il non fare tardi, e le partite a carte con gli amici, inevitabile tornare anche sul no al Festival di Sanremo e le frecciate arrivate dal conduttore Amadeus dal palco dell’Ariston. Polemiche che al tennista altoaetesino scivolano decisamente addosso: «Il 99 per cento delle volte dico di no, e il motivo è molto semplice: mi voglio concentrare sul tennis, cerco di evitare le distrazioni».

L’amore


Ma lei crede — gli domandano — che un ragazzo di 12 anni faccia bene ad avere Sinner come idolo? «Forse sì, perché so di trattare tutte le persone allo stesso modo, se ho davanti a me il numero 1 della classifica o chi pulisce gli spogliatoi, io mi comporto sempre ugualmente, con educazione». Intanto, è celebre la sua riservatezza social, ma anche sentimentale.  Ma l’amore per Sinner può rientrare tra le distrazioni, essere qualcosa che toglie rigore al suo lavoro? «Penso che sia una bellissima cosa quando si trova un amore giusto. Come per tutti. I migliori tennisti al mondo hanno tutti moglie e figli».


L’amicizia con Berrettini


C’è stato un momento in cui sembrava che l’astro nascente del tennis italiano sul quale puntare fosse Matteo Berrettini. Che cos’ha Jannik più del suo compagno di Davis, e grande amico? «Lui ha avuto molti infortuni, speriamo che ritorni. Non è giusto dimenticare i suoi successi. Noi italiani siamo un bel gruppo, ci rispettiamo tutti anche se siamo tutti diversi». Un «Noi» che sembra spegnere tutte le malelingue che parlano della residenza fiscale a Montecarlo e della sua altoatesinità come Jannik fosse di una appartenenza diversa: «Sono italiano al 100% e sono molto orgoglioso di esserlo: a 7 anni facevo i campionati di sci coi ragazzini italiani, i miei compagni erano italiani. Poi scusate, noi parliamo il nostro dialetto tedesco, ma anche in Sicilia parlano un dialetto che nelle altre parti d’Italia non capiscono, no?».

Ultimo aggiornamento: 12:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci