«Basta, fateci ritornare nelle nostre “case”, negli spazi di cultura».
I LEONI D’ORO
Ma anche la star letteraria Édouard Louis per la prima volta in scena con un suo testo diretto da Ostermaier, i Leoni d’oro Germaine Acogny, Kaija Saariaho, Krzysztof Warlikowski. E ancora, Arvo Pärt, tra i più grandi compositori della scena mondiale, Olivier de Sagazan che con una sola performance ha avuto 6 milioni di visualizzazioni, il collettivo (La)Horde con Rone, campione di elettronica. «Oltre 600 artisti tra compagnie, cori, ensemble vocali, orchestre e la comunità del College, tutti impegnati in oltre 100 appuntamenti di arte dal vivo», spiega Roberto Cicutto, presidente della Biennale, «importantissima perché capace di raccontarci il presente e il futuro. Spettacoli che dovranno ancora sottostare alle regole anti-Covid. Si tratta di corpi e non di oggetti. E quindi il senso di responsabilità è forte. Ma è importante essere qui non solo a dire che cosa vogliamo fare, ma, ricollegandoci al tema di Architettura, anche immaginare come fare, come vivere insieme. Spinti dalla necessità di tornare dal vivo, ma scossi da segnali inquietante».
Oltre a Ricci/Forte, a presentare il programma anche i direttori di Danza (Wayne McGregor, 50 anni inglese, con un linguaggio coreografico che abbraccia le tecnologie) e Musica (Lucia Ronchetti, compositrice romana di respiro internazionale), una squadra nuova, in carica per i prossimi 4 anni.
Warlikowski e Mundruczó
Ad aprire sarà il Festival del teatro, intitolato Blue, dal 2 all’11 luglio. «Un percorso improntato su una scelta di colori», hanno detto Ricci e Forte, «perché il colore sfugge alle categorie». Il programma, «un concentrato energizzante per l’anima e la vista». E per non smentire «la fama di guastatori non allineati, porteremo in scena, con 11 “pepite”, una lettura del mondo che servirà ad attraversare questa selva oscura». Da Warlikowski a Mundruczó, da Latini a Kae Tempest, e Agrupación Señor Serrano.
Baryshnikov
Dal 23 luglio al primo agosto, la Danza con First Sense. Per il direttore, dopo un anno di pandemia «si riprende coscienza della centralità del tatto» e la danza, «è pronta ad accompagnare questa spettacolare ripresa. Abbiamo sospeso i nostri corpi nell’etere ma siamo impazienti di tornare a toccarci». 100 artisti, sotto il segno del multiculturalismo con Xie Xin e Yin Fang dalla Cina, il franco-algerino Hervé Koubi, il collettivo artistico (La)Horde, Baryshnikov e Fabre e la compagnia McGregor che firma tre installazioni visibili lungo tutto l’arco del Festival in collaborazione con Architettura.
Lucia Ronchetti
A chiudere, dal 17 al 26 settembre, la Musica, in diversi luoghi storici, teso a mettere in collegamento la tradizione musicale veneziana e la composizione contemporanea. Si intitola Choruses - Drammaturgie vocali, con la direzione di Lucia Ronchetti che spiega: «Ho voluto dare al cartellone una impostazione monografica e tematica. Non amo i contenitori -minestroni. Mi sono concentrata sulla polifonia vocale, di cui Venezia è la patria». Kaija Sariaho, Hans Abrahmsen, George Lewis, una composizione site specific commissionata a Christina Kubisch, pioniera della sound art tedesca. Presenti ensemble corali veneziani (il Coro della Cappella Marciana e del Teatro La Fenice) accanto ad ensemble corali e vocali europei.