NEW YORK - Non è una festa. È un'occasione per fare bilanci. Il giorno della donna è un appuntamento serio, qualche volta deprimente, qualche volta entusiasmante, perché qualche volta si contano sconfitte, qualche volta vittorie.
L'attrice Emma Watson ha voluto proprio sottolineare questo aspetto bifronte della giornata, tenendo un appuntamento a Londra - aperto in streaming su Facebook a tutti - in cui ha invitato il pubblico a portare testimonianze in un senso o nell'altro.
GLI APPUNTAMENTI
Da domani a New York il Palazzo di Vetro sarà testimone per un'intera settimana di numerosi appuntamenti fra enti, esponenti politici, diplomatici e associazioni NG, e ascolterà cosa sia stato fatto e quanto resti da fare in questo ventesimo anniversario. Saremo investiti da una valanga di dati che ci offriranno un quadro della donna in tutti i campi, da quello politico a quello sociale. Ma già Ban Ki moon ci ha offerto una visione d'insieme, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha elencato le sfide che il mondo si trova davanti se vuole proteggere la vita e la salute delle donne. Ban Ki moon ha spiegato che «in tutti i Paesi gli stereotipi sessuali, l'esclusione e la discriminazione continuano a perpetuare l'ineguaglianza».
Ad esempio: è vero che in questi venti anni il numero di donne che lavorano e ricevono un salario è arrivato al 50 per cento, con un aumento del 40 per cento rispetto al 1995. Ed è vero altresì che la forbice di disparità nel pagamento fra donna e uomo si sta restringendo, ma solo nei Paesi più avanzati, e anche in quelli è un processo lento. Lo vediamo noi stessi, nel nostro Paese: in Italia infatti permane un forte divario occupazionale, contrattuale e retributivo, nonostante le donne all'università ottengano risultati migliori. Lo rivela uno studio del consorzio interuniversitario AlmaLaurea, secondo il quale a un anno dalla laurea, gli uomini guadagnano il 30% in più: 1.217 euro contro 936. In altri Paesi il divario è meno pronunciato, tant'è che, secondo il gruppo di studio EurActiv, la media del divario nell'UE non supera il 16 per cento. Resta il fatto che quasi ovunque le donne fanno carriera più lentamente e vengono pagate meno, e che ci sono Paesi dove non è concesso loro nulla, né carriera, né voto, né partecipazione alla vita pubblica. Certo, gli sforzi vengono fatti, spesso in sordina e poco notati dal grande pubblico.
Tra le mille sfide che l'Onu e i governi dei Paesi devono affrontare, le più gravi sono quelle sulla sicurezza fisica e sulla salute. E se si registra un calo del 45 per cento della mortalità legata alla maternità e al parto, resta il fatto che ancora 800 donne ne muoiono ogni giorno. E un milione muoiono perché non hanno accesso alla diagnosi precoce per il cancro al seno e al collo dell'utero, per non parlare dei contagi da malattie sessuali. Non basta: una donna su tre di età inferiore ai 50 anni subisce violenza, e questo è uno dei pochi fattori che invece di migliorare sta costantemente peggiorando. Ennesima prova che per avanzare lo stato della donna nel mondo ci vuole la partecipazione dell'uomo, ci vuole HeForShe, come predica la giovane, ma saggia, attrice inglese.