A PROCESSO
Tra i processi studiati anche quello di Emilia Catena, (cortigiana) a giudizio sospettata di aver praticato riti sul cadavere di un neonato. Disse di averli fatti su un gatto e fu allontanata. Agli sbirri che la percuotevano per strada la gente urlava: "Deghene anca per mi". E lei replicava: "Bechi fati e diti", sapendo quel che diceva. Poi le ridussero la pena e rientrò. In carcere e all'esilio per stregoneria finirono anche Paulina De Rossi e "la Nasina" , giovani che tentano la difficile carriera di cortigiana (alle fine del 500 c'erano tra 10 e 20 mila prostitute, più del 10% della popolazione) e Livia Azzalina. L'accusa di "strigarie ad amorem" era piuttosto facile per prostitute che cercavano di riprendere i contatti con uomini recalcitranti, che avrebbero voluto sposare.
Famoso il processo contro Menega, torturata, perché accusata (ma poi rilasciata) di attività di medichessa. Mentre la più grande guaritrice del 500, Elena Draga, greca, fu inquisita due volte ma senza conseguenze: guariva dall'emicrania ai disturbi femminili, l'impotenza e gli alcolizzati. Nello stesso tempo operava Giovanna Semolina, abilissima. A lei si rivolgevano anche preti e frati; oltre che le mogli che volevano che i mariti smettessero di andare con le cortigiane: lei preparava per questo intrugli magici (herbarie'). La denunciarono e finì esiliata, dopo essere salita sul palco alla gogna tra le due colonne con Lucia d'Este, Maddalena Bradamonte e Pierina Merigi.