PORDENONE - C’è una parte del salotto buono di Pordenone ridotto pressoché a discarica, si cammina facendo slalom tra i rifiuti, che siano lattine, pezzi di lamiera, plastica e cartacce, bottiglie di birra. E all’imbrunire si trovano persone allo sbando, senza una fissa dimora che scelgono come alloggio alternativo il Noncello. Ed è quel Portus Naonis, un tempo specchio azzurro in mezzo al verde di transito commerciale fra i territori veneziani e l’area nordica, dove viaggiavano i filati preziosi verso la Serenissima che è diventato la sede lontana dagli occhi di un’immigrazione difficile da controllare.
Il problema
Da un lato si preserva il centro storico e poi ci sono anfratti che si prestano per l’assedio dei senzatetto. La situazione è stata registrata dall’osservatorio “Vivi a Pordenone a 360°” che batte il territorio raccogliendo svariate segnalazioni, puntando i fari su problematiche che finirebbero per passare sottotraccia, affinché chi di dovere, vuoi la pubblica amministrazione, vuoi le forze dell’ordine, vuoi le associazioni di volontariato se ne prendano carico e si avvii un processo finalizzato alla risoluzione delle problematiche. Il tutto viene fatto con i piedi di piombo, poiché l’obiettivo non è quello di puntare il dito, ma contribuire al decoro della città.
«Sono ragazzi indiani, pakistani e provenienti da diversi altri territori sicuramente senzatetto – fa sapere Alessandro Mangraviti – che sostano lungo il Noncello e tutti lo sanno, infatti, in questi anni ho ricevuto diverse segnalazioni, entrano ed escono tranquillamente dalla vegetazione e poi vagano per la città perché non hanno un posto dove andare. Alcuni di questi ragazzi sono attenzionati dalle associazioni di volontariato, passano la notte anche sotto il ponte di Adamo ed Eva. Loro dormono lungo il Noncello, ci passano del tempo».