Mikea Zaka arrestato per la sparatoria nel bar a Frosinone: «Ci contendevamo una donna, per questo ho aperto il fuoco»

Domenica 10 Marzo 2024, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 18:53

Le indagini

Ma arriviamo ai fatti. È sabato sera, lo Shake è pieno come sempre a quell'ora, circa le 19.30. L'ora dell'aperitivo. Entrano quattro albanesi: la vittima Kasmi Kasen e suo fratello Ervin dopo aver lasciato la Lancia Y ancora accesa quasi in mezzo alla carreggita in via Aldo Moro. Con loro c'è una coppia di amici. Scoppia una discussione accesa, ma dura poco. Non c'è più il tempo per le parole. Mikea estrae una pistola calibro 22 ed esplode più di dieci colpi, solo la vittima viene centrata da sei proiettili tra l'addome e il torace. Uno centra al collo Kasmi Kasen che si accascia e morirà dopo una ventina di minuti tra le mani dei medici del 118 che tentano di rianimarlo. Gli altri restano feriti: in due vengono portato a Roma, l’ultimo allo "Spaziani" di Frosinone dove lo operano ad un femore fratturato da una pallottola.

Di chi è la pistola

Mikea si presenterà in Questura intorno alle 23. Gli agenti avevano già il suo nome, lo stavano cercando ed erano andati già a casa sua. Ma non è escluso che il giovane si sia consegnato perché temesse ritorsioni del gruppo rivale. Interrogato in presenza del suo legale, l'avvocato Marco Maietta, ha fornito una versione diversa. Ha detto che la pistola non era la sua, ma di uno del gruppo entrato nel locale ed al quale lui sarebbe riuscito a strappare di mano l'arma. Avrebbe sparato per difendersi. Ma è una ricostruzione alla quale la polizia non crede e sulla quale sono in corso approfondimenti. La pistola non è stata ancora trovata. Il 23enne albanese ha raccontato agli investigatori di aver buttato l'arma nel fiume Cosa, nel tratto di via Verdi. La polizia non l’ha ancora trovata. Al momento non ci sono altri indagati né ricercati.

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