Guerra, la sfida di Zelensky a Putin: «Produrremo le armi qui». Doccia fredda dal budget Usa

Domenica 1 Ottobre 2023, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 11:19

LA RICORRENZA

A Mosca, invece, discorsi di benvenuto ai territori annessi, alias occupati. Il 30 settembre 2022, a dire di Putin, un referendum ha sancito una «scelta consapevole, attesa da tempo, combattuta, davvero popolare». Gli abitanti dei territori annessi avrebbero mostrato «coraggio e carattere inflessibile». Peccato che la consultazione per l'unificazione alla Federazione russa si era tenuta sotto minaccia delle armi e in guerra. La retorica, poi, nasconde la fluidità di una situazione sul terreno che spiega la precipitazione con cui Putin ha firmato l'annessione, l'anno scorso. I 4 territori non sono sotto il pieno controllo dell'esercito russo. Tre settimane fa si sono tenute anche elezioni-farsa amministrative, e di ieri è l'annuncio che per la prima volta 130mila nuove reclute saranno ingaggiate nelle zone occupate, non per combattere sul fronte ucraino, ma destinate comunque a rientrare nel bacino dei riservisti ai quali in futuro i generali russi potranno attingere per rimpolpare le prime linee in Ucraina. «Difendendo i loro compatrioti nel Donbass e nella Novorossiya, i russi stanno combattendo per la Patria, per la loro sovranità», dichiara Putin. Come dire che il Cremlino punta a proseguire la sua avanzata territoriale. E l'ex presidente Medvedev rincara la dose, come suo solito, con l'annuncio-auspicio che la sedicente "operazione militare speciale" non si fermi prima che «il regime nazista di Kiev sia completamente distrutto e non ci saranno altre nuove regioni all'interno della Russia».

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