Il bivio della segretaria
L'impressione, all'indomani del capitombolo alle amministrative e a un anno dalle elezioni europee, è che Schlein sia già a un bivio. Vorrebbe più tempo, la segretaria cresciuta a suon di cinema coreano, musica indie e Barack Obama, yes we can, chiede ai suoi di "non starle addosso". Sente la pressione di quella cordata che a febbraio ha scommesso su di lei e non su Stefano Bonaccini, l'operoso governatore emiliano-romagnolo con gli occhiali a goccia, e dopo tre mesi fatica a vedere l'incasso. Se perfino Dario Franceschini, il vero playmaker dell'operazione Schlein (come di tutte le altre prima) inizia, come mormorano, a inarcare il sopracciglio sulla sua ultima beniamina al Nazareno, qualcosa deve essersi intoppato. E forse, di tempo non ce n'è ancora molto.
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