«Al nostro bimbo quel maledetto Citrobacter ha rovinato per sempre la vita lasciandogli danni irreversibili al cervello, ma adesso che è stata chiesta l’archiviazione delle accuse per i presunti responsabili Jacopo rischia di vedersi negate anche la verità e soprattutto la giustizia.
Il processo
Secondo la Commissione tecnica delegata a indagare dal governatore del Veneto Luca Zaia, il «batterio killer dei bimbi» avrebbe ucciso in due anni tra il 2018 e il 2020 quattro neonati. Chi? Leonardo a fine 2018, Nina a novembre 2019, Tommaso a marzo 2020 e Alice il 16 agosto 2020. Mentre altri 9 piccoli - tra cui Jacopo - avrebbero riportato lesioni cerebrali permanenti: in tutto, sarebbero stati addirittura 96 i bimbi colpiti dal citrobacter. Un numero di casi che si sarebbero potuti evitare se chi di dovere fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato.
Gli indagati
Il mese scorso le indagini si sono chiuse confermando nei confronti dei 7 indagati (medici, ex dirigenti, manager dell’ospedale scaligero). Le accuse? Omicidio colposo e lesioni gravissime in relazione a due soli casi di contagio: per Benedetta, la bambina padovana che ha riportato danni irreversibili, e per la morte di Alice, figlia di Elisa Bettini. «Una perizia al ribasso - è insorta Francesca Frezza, che è biologa e che è stata la prima a denunciare l’emergenza citrobacter dopo aver perso la figlia Nina -. I consulenti del pm hanno diviso l’infezione in tre fasi: precoce (2018-ottobre 2019), intermedia (ottobre 2019-febbraio 2020) e tardiva (ultima settimana di febbraio-fine maggio 2020), dicendo che solo nella tardiva si poteva evitare il contagio. Mia figlia Nina, per esempio, è stata inserita nell’intermedia. Tale distinzione è assolutamente arbitraria e non condivisibile sul piano scientifico».
Genitori pronti al ricorso
«Niente processo per i nostri figli colpiti dal citrobacter? Questa non è giustizia», protestano i genitori a cui a cavallo di Pasqua è stata notificata la richiesta di archiviazione. Ora hanno trenta giorni di tempo per opporsi e chiedere al gip nuove indagini.