Menopausa, terapia ormonale legata a rischio demenza e Alzheimer: i dati dello studio danese

Lo studio è stato condotto da Nelsan Pourhadi dell'Università di Copenaghen e pubblicato sul British Medical Journal

Giovedì 29 Giugno 2023 di Lorenzo Bonuomo
Menopausa, studio danese associa le terapie ormonali al rischio di sviluppare demenza e Alzheimer: i dati

La terapia ormonale che si usa di solito per affrontare i disagi della menopausa è stata collegata a maggior rischio di sviluppare demenza e Alzheimerfino al 74% in più. Lo rivela uno studio condotto da Nelsan Pourhadi dell'Università di Copenaghen e pubblicato sul British Medical Journal.

Compresse contenenti estrogeni o combinazioni di estrogeni e progestinici, cerotti, creme e gel per la pelle. Tutti quei prodotti che rientrano nel processo di alleviazione dei sintomi della menopausa (vampate di calore, sudorazione notturna, dolori muscolari, ansia, insonnia ecc ecc) possono avere, dunque, effetti collaterali molto seri per la salute psicologica delle donne.

Specialmente se assunti per più di un anno.  

Come cambiano la vita e la coppia dopo i 50 anni?

I risultati dello studio danese confermano quanto già osservato in passato dal Women's Health Initiative Memory Study, il più grande studio clinico sulla correlazione tra terapie ormonali, demenza e Alzheimer, pubblicato nel 2005 su Lancet. 

In quello studio mancavano, però, dati attendibili sull'effetto dell'utilizzo a breve termine, e dei diversi regimi di trattamento, sul rischio di demenza. Per colmare queste lacune, i ricercatori danesi hanno cercato di verificare l'associazione tra l'uso di una terapia combinata di estrogeni e progestinici e lo sviluppo di demenza in base al tipo di trattamento ormonale, alla durata dell'uso e all'età di assunzione.

L'incrocio statistico

Attingendo ai dati del registro nazionale danese, hanno identificato 5.589 casi di demenza e 55.890 controlli privi di demenza, da una popolazione di tutte le donne danesi di età
compresa tra i 50 e i 60 anni nel 2000
. Prima della diagnosi, 1.782 (32%) casi e 16.154 (29%) controlli avevano ricevuto una terapia estrogeno-progestinica a partire da un'età media di 53 anni. La durata media dell'uso risultava di 3,8 anni per le donne che in seguito avevano sviluppato demenza e di 3,6 anni per le altre.

I risultati mostrano che, rispetto a chi non aveva mai fatto ricorso al trattamento, le donne che avevano affrontato terapia estrogeno-progestinica presentavano un rischio del 24% maggiore di sviluppare la demenza e la malattia di Alzheimer. Rischio che cresceva nei casi di uso prolungato: dal 21% in più per un anno o meno al 74% per più di 12 anni di uso.

L'aumento del tasso di demenza è riisultato simile tra i regimi di trattamento continuo (estrogeni e progestinici assunti quotidianamente) e ciclico (estrogeni e progestinici assunti quotidianamente per 10-14 giorni al mese). L'uso di una terapia a base di solo progestinico, e di soli estrogeni vaginali, non è stato associato allo sviluppo di demenza.

L'impatto dello studio danese

La stessa rivista British Medical Journal ha pubblicato assieme all’articolo scientifico un editoriale, in cui si avvisano i lettori che i risultati della ricerca devono essere analizzati con la giusta cautela.

Per quanto la ricerca statistica sia accurata, infatti, si tratta pur sempre di uno studio osservazionale: non stabilisce legami causa-effetto, ma si limita semplicemente a evidenziare un’associazione che potrebbe essere dovuta anche a cause diverse. Infatti, come riferisce la divulgatrice Barbara Gallavotti su "Fatti per Capire", portale del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, non si può escludere che a usare la terapia ormonale siano soprattutto donne con manifestazioni più pesanti della menopausa, connesse a problemi vasomotori, come ad esempio le improvvise sensazioni di caldo o l'eccessiva sudorazione notturna. É possibile, quindi, che siano proprio questi sintomi ad essere collegati con la possibilità di sviluppare demenza, soprattutto considerando che i ricercatori di Copenaghen non sono stati in grado di isolare i casi di demenza connessi a cause vascolari da quelli con origine diversa.

Se così fosse, la terapia ormonale non sarebbe causa diretta dell’aumentato rischio di demenza, ma solo una sua conseguenza. Inoltre, non tutte le forme di terapia sostitutiva sono risultate associate a un maggiore rischio di demenza: come ha fatto notare sempre su "Fatti per Capire" il Prof. Andrea Lenzi (Università Sapienza di Roma), le terapie oggi usate per curare le menopausa sono diverse da quelle che si prescrivevano nel 2000, assunte dalle persone su cui si è concentrato lo studio danese. I loro effetti indesiderati, dunque, potrebbero essere del tutto differenti da quelli dei trattamenti attuali. Per questo motivo, ad oggi, lo studio danese appena pubblicato non può ancora rappresentare una ragione sufficiente per modificare i percorsi terapici attualmente in uso. Serviranno altre conferme. 

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 16:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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