Empagliflozin, farmaco per il cuore rallenta malattie renali e riduce il rischio di morte: lo studio

Riduce del 28% l'avanzamento della malattia e il rischio di morte cardiovascolare

Sabato 5 Novembre 2022
Empagliflozin il farmaco per rallentare malattia ai reni

Il farmaco empagliflozin è in grado di contrastare la progressione della malattia renale cronica e ridurre il rischio di morte.

Lo conferma lo studio internazionale EMPA-KIDNEY svolto su 6.609 pazienti. Sono 3 milioni gli italiani che soffrono di disturbi diabetici o di insufficienza cardiaca, circa il 10% della popolazione mondiale. 5 milioni invece i decessi con un numero di casi in costante crescita, essendo questa malattia correlata ad altre patologie metaboliche e cardiovascolari, tra cui il diabete, l'ipertensione e l'obesità.

L'empagliflozin rallenta la malattia ai reni e taglia il 30% dei decessi

Lo studio internazionale EMPA-KIDNEY, condotto dall'Università di Oxford con la partecipazione dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, centro coordinatore per l'Italia, ha dimostrato che la terapia non ha controindicazioni nei pazienti e riduce del 28% l'avanzamento della malattia e il rischio di morte cardiovascolare. Coinvolti, oltre all'Italia, 7 paesi, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Malesia, Giappone e Cina, l'indagine è stata svolta su 6.609 pazienti con problemi renali, con e senza il diabete. Aveva l'obiettivo di verificare la sicurezza e l'efficacia del trattamento con empagliflozin in relazione alla riduzione della progressione della malattia renale e del rischio di morte. «I pazienti, con età media di 63.8 anni, sono stati seguiti per due anni per valutare l'andamento della malattia, la mortalità e i ricoveri» precisa Pontremoli, direttore della Clinica di Medicina interna 2 del Policlinico San Martino e professore ordinario di Medicina Interna dell'Università di Genova e coordinatore nazionale dello studio. «Inoltre, - aggiunge l'esperto - nel gruppo che ha assunto empagliflozin si è registrato un minor numero di ricoveri, con una riduzione del 14% rispetto al gruppo placebo. Questo studio - sottolinea - è importante perché suggerisce la possibilità di estendere l'impiego dell'empagliflozin in pazienti con problemi renali cronici anche senza diabete. Inoltre - conclude Pontremoli - il trattamento è destinato a influenzare significativamente gli standard terapeutici per i prossimi 10-20 anni. Potrà infatti migliorare la prognosi dei pazienti nefropatici, ritardando la necessità di sottoporsi a dialisi e/o a trapianto del rene ed evitando malattie cardiache associate a problemi renali».

Una buona notizia per i pazienti affetti da malattia renale cronica

Stop anticipato quindi per lo studio clinico, i cui effetti positivi registrati dopo il trattamento, sono già stati pubblicati sul "New England Journal of Medicinè". «Fino ad oggi la strategia terapeutica per rallentare il peggioramento della malattia era tradizionalmente basata sul controllo e la correzione dei fattori di rischio renale e cardiovascolare, come la pressione o l'indice glicemico» afferma Pontremoli. Una strategia che però si è rivelata efficace solo in parte, dal momento che la maggior parte dei pazienti manifestava un progressivo deterioramento della funzione renale. «Recentemente, dapprima nei pazienti con diabete tipo 2 e anche in pazienti con malattia renale cronica ma senza diabete, le glifozine hanno dimostrato una spiccata capacità di rallentare l'evoluzione della malattia» aggiunge Pontremoli.

Quali sono i benefici delle glifozine

Questi farmaci, infatti, sono in grado di bloccare il funzionamento di alcune proteine renali, chiamati cotrasportatori sodio-glucosio, fondamentali per il mantenimento dei livelli ottimali di glucosio nel sangue. «Le glifozine» prosegue il professore «inibendo il funzionamento di queste proteine, prevengono l'accumulo di glucosio in eccesso che viene espulso dall'organismo attraverso le urine. Il passaggio di glucosio attraverso il rene nelle urine innesca meccanismi che portano molteplici effetti protettivi sulle cellule renali».

Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 23:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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