A distanza di due anni cominciano le prime analisi sulla pandemia: emerge che si è combattuta meglio, ad esempio, dove era più alta la fiducia nei governi ed emerge anche che l'eccesso di mortalità all'inizio della pandemia è stato molto alto in particolare nel Nord Italia e a Madrid e poi, successivamente, ha riguardato di più regioni con precise caratteristiche socio-economiche. Perché la pandemia di Covid-19 in Europa non ha colpito tutti allo stesso modo. In media, secondo l'ottavo rapporto sulla politica di coesione (viene stilato ogni tre anni) presentato oggi a Bruxelles dalla commissaria agli affari Regionali Elisa Ferreira, le regioni meno sviluppate, quelle con un Pil pro capite inferiore al 75% della media Ue, hanno registrato dall'inizio della pandemia (dalla nona settimana del 2020, 24 febbraio-primo marzo) al dicembre 2021 una mortalità in eccesso del 17%, a fronte del 12% delle regioni sviluppate (con un Pil pro capite superiore alla media Ue) e dell'11% delle regioni di transizione (quelle con Pil pro capite compreso tra il 75% il 100% della media Ue). Ma bisogna anche dividere la pandemia in due grandi fasi molto diverse tra loro: la prima, violenta, in cui in realtà anche zone sviluppate come la Lombardia hanno registrato un'alta mortalità, e le ondate successive in cui di volta in volta abbiamo "preso le misure" al coronavirus.
La prima ondata ha colpito principalmente le regioni nord-occidentali e le regioni meridionali (specialmente quelle dipendenti dal turismo, dove la riduzione delle ore lavorate e del PIL sono state le più gravi). E l'eccesso di mortalità durante questa prima ondata, secondo il rapporto europeo, si è abbattuto di più in Italia, Spagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi. Le ondate successive hanno visto un eccesso di mortalità soprattutto nelle regioni orientali: in Polonia, Bulgaria e Slovenia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria.
In tutto l'Europa ha contato almeno 872.000 morti in più rispetto agli anni precedenti. Vuol dire che rispetto alla media dei cinque anni precedenti, il numero di morti dall'inizio della pandemia è stato superiore del 13%.
Metodologia - Il rapporto fornisce anche una mappa dettagliata della mortalità in eccesso in Europa, che, essendo basata su un dato omogeneo e che prescinde dalle diverse metodologie di conteggio delle vittime nei diversi Paesi (morti per Covid e morti con Covid), fornisce una fotografia che dovrebbe approssimarsi molto alla realtà dei fatti, anche se con una granularità disomogenea (in Italia i dati sono per provincia, in Germania per Land, ad esempio, mentre in Croazia e Slovenia sono nazionali).
In alto la fotografia dell'eccesso di mortalità durante la prima ondata della pandemia.
Regions respond differenty to green & digital chalenges, hence need “place based” development strategies
📌defined at right scale & territorial level
📌adapted to local/regional assets
📌addressing old & new drivers of disparities
Speech👉https://t.co/LkZsDbnCeN #CohesionReport pic.twitter.com/oEu3CIACom— Elisa Ferreira (@ElisaFerreiraEC) February 9, 2022
Non è solo una questione di reddito: nella prima ondata mortalità alta anche in zone ricche
Il rapporto mostra che le zone d'Europa in cui la mortalità in eccesso nel febbraio 2020-dicembre 2021 ha superato il 30% rispetto al periodo 2015-2019 sono relativamente poche, e non tutte sono poco sviluppate, perché l'impatto del Sars-CoV-2 non dipende solo dal reddito. Anzi, una prima area in cui la mortalità è stata insolitamente elevata è quella della ricca Lombardia, in particolare le quattro province di Brescia, Bergamo, Cremona e Lodi, investite in pieno dalla primissima ondata della pandemia, tutte con una mortalità in eccesso superiore al 30%.
Anche le province di Como, Lecco e Monza-Brianza hanno una mortalità in eccesso del 25-30%. Il resto della Lombardia, il Trentino-Alto Adige, le province di Prato in Toscana, Vercelli in Piemonte, Piacenza, Parma e Rimini in Emilia-Romagna, Pesaro-Urbino nelle Marche, Foggia, Barletta-Andria-Trani e Bari in Puglia hanno registrato tutte una mortalità in eccesso del 20-25%. Il resto d'Italia è sotto, con alcune province che hanno mortalità in eccesso inferiore al 5% (Grosseto, Viterbo, Siena, Terni, Chieti e Benevento).
In Europa sono sopra il 30% di mortalità in eccesso il Territorio di Belfort, nella Borgogna-Franca Contea in Francia; in Spagna la provincia di Madrid, con la provincia di Toledo subito sotto, al 25-30%; nella Repubblica Ceca il Karlovarsky Kraj, la regione di Karlovy Vary, nell'estremo ovest del Paese; in Polonia una parte della Pomerania, nei pressi di Danzica sul Baltico; in Bulgaria due province del nord, Silistra e Razgrad, e cinque nel sudovest (Blagoevgrad, Pazarozhik, Plovdiv, Smolyan, Kardzhali). La Svezia, un Paese grande una volta e mezza l'Italia con un sesto degli abitanti, che non ha mai fatto un lockdown, ha una mortalità in eccesso in gran parte del Paese inferiore al 5%, e compresa tra il 5% e il 10% nelle zone intorno a Stoccolma e Uppsala e in due province del sud (Jonkoping e Kronoberg).
La commissaria Ferreira ha illustrato anche le tendenze a lungo termine. «Entro il 2040, il 51% degli europei, quindi poco più della metà, vivrà in una regione dove la popolazione è in calo - ha detto - Questo richiederà un adeguamento su tutta la linea, anche in termini di fornitura di servizi pubblici per una popolazione che invecchia gradualmente. Dobbiamo prestare attenzione alle regioni a rischio di grave declino demografico. Una delle chiavi sono le opportunità di lavoro per i giovani e l'attrattiva regionale, anche in termini di infrastrutture e servizi pubblici».
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