Nella sua travagliata storia l’Ama, la società che dovrebbe occuparsi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti dei romani, ha collezionato un’infinità di maglie nere.
Sì, all’Ama certuni succhiano gasolio destinato alle macchine per il servizio e se lo rivendono in proprio. La dirigenza, ovvio, ha accusato il colpo. Se ne occupa la magistratura. Ma, per intanto, ecco il generale Antonio Di Terlizzi entrare in campo per «abbattere il fenomeno con interventi chirurgici studiati emessi a punto subito». Manca del tutto, dice l’ufficiale, «una cultura aziendale» che si occuperà anche di cybersicurity, tutela dei dati, che è un colabrodo. Anche qui schierati agenti privati e polizia municipale. Come si vede il marcio sta più dentro certi reparti dell’azienda che tra i cassonetti per strada.
Asfissiata da problemi interni come potrà occuparsi efficacemente dei bisogni della cittadinanza? All’Ama le pompe dei carburanti verranno vigilate a mano armata come succede nell’Esercito per proteggere i depositi di munizioni. E’ come se nelle banche dietro ogni cassiere prestasse servizio un finanziere, angelo custode della correttezza dei conti. Tutte medaglie al valore della legalità.
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