Una ricandidatura più “civica” che a 5 Stelle. Dove la parte da leone la faranno le liste raggiane doc, quasi personali (almeno due) affiancate al logo del Movimento, ammesso che non si arrivi a una rottura con i vertici. Assolta dall’accusa di falso per la seconda volta, Virginia Raggi si toglie i macigni dalle scarpe già davanti all’aula della Corte d’Appello.
Virginia Raggi rafforzata
La sindaca, dopo la sentenza, batte sul tasto. Rafforzata dal verdetto dei giudici, non ha paura di sfidare il governo e il suo stesso partito. Un disco che potrebbe suonare per tutta la campagna elettorale, dove Raggi vuole arrivare con un profilo appunto più marcatamente civico che 5 Stelle. Contando sulla vecchia guardia movimentista invisa ai vertici attuali, quindi Dibba, l’ex ministra Lezzi, una fetta di consiglieri comunali e attivisti romani che non l’hanno mai abbandonata. Con la sentenza di assoluzione anche l’ipotesi di un’alleanza romana tra Pd e M5S, senza Raggi di mezzo, diventa quasi un miraggio. Il Nazareno non è disposto a cedere sul nome della sindaca. Determinata a correre comunque. I ras delle preferenze, secondo alcuni schemi già discussi in Campidoglio, saranno dirottata nella lista personale di Virginia. Lista che sulla scheda delle comunali comparirà accanto a un altro simbolo, “di sinistra”, per la legalità. Terzo, il logo del M5S svuotato dei big locali. Una conta nella conta, dove Raggi potrà mostrare il suo peso politico, anche slegato dalle sorti del Movimento. Una sfida. Sperando che basti per acciuffare un bis su cui non molti fino a oggi scommettono.
Covid Roma, ressa per lo shopping: stretta nel weekend. Piano per chiudere piazze e strade