A Roma e Lazio si tira un sospiro di sollievo. Nonostante il boom di contagiati registrato nelle ultime settimane, la nostra regione entra di diritto nella fascia verde. Di conseguenza, per i suoi abitanti saranno minori le restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm. Eppure sulla Città Metropolitana di Roma c’è una spada di Damocle lunga sedici comuni - sono quelli a Nord nella zona braccianese e a Sud nell’area dei Castelli - dove il numero degli ammalati è molto alto rispetto alla popolazione e dove in passato si è fatta molta fatica a ricostruire e contenere i cluster. Tutte cittadine dove, stando alle ultime regole, potrebbero scattare le zone rosse.
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Appartenere alla fascia verde, come a Roma, permette ai suoi residenti di sottostare al coprifuoco alle 22 come nel resto d’Italia: ora nel Lazio è alle 24, ma nelle zone rosse e in quelle arancioni scatterà rispettivamente alle 18 e alle 19.
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Negli uffici di via Cristoforo Colombo, negli ultimi giorni, hanno guardato con apprensione soprattutto alla provincia di Viterbo e a quella di Frosinone. Ma l’ultimo decreto della presidenza del Consiglio permette alle Regioni di fare ordinanze per chiudere le aree dove esplodono i contagi. In quest’ottica si guarda, in provincia di Roma, a due aree. Come detto a Nord preoccupa la cintura dei comuni intorno al Lago di Bracciano dove si sono registrati casi legati a feste come nelle scuole. Attenzione quindi ad Anguillara Sabazia, Campagnano (in questo centro si sono avuti cluster in Rsa), Fiano Romano, Formello e Sacrofano. Su questo versante il numero dei malati, sintomatici o no, oscilla in media tra il livello 90 e quello 100 nell’indice che mette a confronto contagiati e abitanti totali.
I precedenti
Capitolo simile a sud di Roma nella zona dei Castelli, dove già i primi mesi della pandemia si sono registrati focolai nelle Rsa e dove queste strutture hanno mostrato molte carenze sul fronte dei controlli, che hanno costretto la Regione a una stretta o a mandare le sue squadre di medici e infermieri - le Uscar - per tamponi a tappeto. I numeri dicono che potrebbero finire in zona rossa realtà molto popolose come Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Marino, Montecompatri, Nemi e Rocca di Papa. In questi comuni il numero dei malati, sintomatici o no, oscilla in media tra il livello 80 e quello 85 nell’indice che paragona contagiati e residenti. Dietro la promozione in fascia verde del Lazio - che ha comunque un indice Rt sulla diffusione del contagio sopra quota 1,5 e i posti letto Covid saturi in molti ospedali - c’è il fatto che la regione risponde appieno a molti dei 21 parametri decisi dal governo per mantenere una certa di libertà di movimento.
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Tra questi ci sono la capacità di tracciare i contagiati, di fare i test, di aver una quantità sufficiente di personale per queste due attività, la fascia d’età dei contagiati e soprattutto i posti letto nelle terapie intensiva. Nella nostra regione è stato occupato un quarto di quelli totali. Ed è proprio su questi aspetti, per mantenere questi livelli, che i sindaci e la giunta Zingaretti devono lavorare per evitare minilockdown. Anche perché il numero dei ricoveri per Covid è destinato a raddoppiarsi. Intanto a Roma, pur saldamente in fascia verde, si guarda con apprensione alle prossime settimane soprattutto sul fronte dei trasporti: pochi i mezzi nelle fasce di punta (dalle 6 alle 8.30 del mattino e dalle 17 alle 18) e assembramenti su autobus e treni delle metropolitane, presi d’assalto soprattutto dagli studenti. Che non a caso sono diventati tra i principali viatici di contagio.
L’ultimo Dpcm rimescola tutte le carte perché da un lato abolisce la possibilità di trasportare a bordo dei mezzi pubblici l’80 per cento dei passeggeri (seduti e in piedi) rispetto ai posti omologati, riportandolo al 50 per cento. Dall’altro, non esclude che i governatori possano disporre «la programmazione del servizio erogato dalle aziende del trasporto pubblico locale, anche non di linea, finalizzata alla riduzione e alla soppressione dei servizi in relazione agli interventi sanitari necessari per contenere l’emergenza». In poche parole, è il caos.
Con 700mila studenti e 100mila tra insegnanti, bidelli e amministrativi tutte le mattine su bus e metro della Capitale per andare a scuola, ieri il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, ha convocato in un vertice il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il suo assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese, quello regionale Mauro Alessandri, e i vertici di Atac e Cotral. Riguardo alla Capitale ha chiesto un cambio di rotta, una maggiore copertura da e verso le periferie e un’accelerazione nell’utilizzo dei pullman turistici, sostitutivi di quelli di linea. Il Campidoglio prima ha fatto notare che le linee finora messe in circolazione non sono state utilizzate dai romani (una è stata addirittura cancellata) quindi ha annunciato che da lunedì ci saranno 600 corse in più sulle tratte che servono le scuole. Gli autobus necessari - l’Atac ne ha soltanto 1.100 - saranno recuperati trasferendo le vetture dalle linee meno utilizzate a quelle più popolari. A sua volta, la municipalizzata coprirà i vettori meno utilizzati con pullman privati.