Lazio, medici non vaccinati: in 400 danno forfait

Domenica 28 Febbraio 2021 di Francesco Pacifico
Lazio, medici non vaccinati: in 400 danno forfait

Non saranno i “disfattisti” finiti nel mirino dell’assessore del Lazio, Alessio D’Amato, ma sicuramente rientrano nella categoria degli “inabili alle armi”, dei non arruolabili. Ancora una tegola per la vaccinazione anti Covid agli under65 con AstraZeneca presso i medici di base che partirà da domani nel Lazio tra non poche difficoltà, in primis quella delle poche dosi a disposizioni. Non potranno, infatti, iniettare il farmaco contro il Covid ai loro pazienti i medici che, a loro volta, non sono stati ancora vaccinati.

E il numero è comunque rilevante visto la quantità di sanitari che ha aderito alla campagna: sono circa 400 quelli che nel Lazio non sono stati “immunizzati”, sia perché non è ancora arrivato il loro turno sia perché - ed è una minoranza - hanno patologie tali che devono aspettare il farmaco prodotto da Pfizer o di Moderna, aziende che finora hanno lesinato le dosi all’Italia. In ogni caso parliamo di quasi un decimo sul totale dei medici di famiglia, percentuale che sale se consideriamo invece il numero di sanitari - 2.900 - che parteciperà alla campagna.

 


IL WEBINAR
Nel Lazio - dove ieri si sono registrati 1.347 positivi, oltre 500 dei quali a Roma - anche questo tema diventa dirimente in una campagna vaccinale che forse già da domani darà la possibilità agli over 70 di prenotare via internet o telefonicamente la loro dose Pfizer o Moderna. Intanto, ieri a un webinar con quasi 2mila medici di base e alcuni dirigenti della Regione, i sindacati di categoria hanno subito posto il problema dei non vaccinati. Anche perché l’assessore D’Amato ha minacciato il licenziamento per chi non parteciperà alla campagna. Va da sé che l’unica soluzione è aspettare che anche questo personale medico venga “protetto”. Per il resto la somministrazione dei vaccini AstraZeneca per gli under65 partirà a dir poco con il freno tirato.

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Soltanto da ieri è di fatto attiva la piattaforma con la quali i sanitari possono inviare alla Regione i nominativi degli assistiti ai quali iniettare il farmaco e, di conseguenza, prenotare le fiale. Quindi, solo dopo aver avuto la conferma dalle autorità sanitarie, i medici possono convocare i pazienti, ai quali devono far firmare anche il consenso informato. Operazioni non certo complesse, ma che richiedono tempo, con il risultato che la parte della macchina incentrata sugli studi dei medici di famiglia - sono 2.900 quelli che parteciperanno - entrerà a pieno regime forse a fine settimana. Domani dovrebbero essere circa una cinquantina a Roma gli studi dove verrà somministrato il farmaco antiCovid: 38 soltanto nella Asl Roma 1.

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Proprio questa azienda sanitaria è l’unica che consegnerà direttamente il materiale ai medici, gli altri dovranno andare a ritirarlo nelle farmacie delle Asl. Da domani ogni dottore avrà due flaconcini, dai quali estrarre 22 dosi. In totale la Regione metterà a disposizione dei medici 80mila fiale, sono meno di 20 a testa, anche se i ritmi cambieranno quando le case farmaceutiche invieranno più vaccini al Lazio. Nonostante questi problemi Pier Luigi Bartoletti, segretario romano della Federazione italiana medici di medicina generale, ci tiene a sottolineare che «siamo i primi in Italia a immunizzare dai 65 anni in giù e a realizzare un’operazione del genere. E non è poco». Gli fa eco la Regione Lazio, con l’assessore D’Amato, soffermandosi però sulle somministrazioni a gli over 80: «Abbiamo raggiunto le 108mila vaccinazioni, nessuna Regione ha fatto tanto come noi». Da registrare poi un nuovo accordo tra medici di base e Lazio per inoculare a domicilio le dosi (quelle di Pfizer e Moderna) agli anziani immobilizzati a casa.
 

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