Coronavirus a Roma, l'allerta del governo: «Picco tra 7 giorni, pagheremo gli effetti di certe condotte»

Martedì 10 Marzo 2020 di Lorenzo De Cicco
Coronavirus a Roma, l'allerta del governo: «Picco tra 7 giorni, pagheremo gli effetti di certe condotte»

Le notti della movida romana, innaffiate dal solito alcol e dal solito chiasso, in barba a tutte le precauzioni anti-assembramento per evitare contagi, potrebbero finire, adesso. Sempre che qualcuno controlli. Ma il danno rischia di essere già stato fatto. E il conto arriverà fra una settimana, ha spiegato ieri Walter Ricciardi, super-consulente del governo al Ministero della Salute e membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità. «Dato il comportamento di questi giorni, possiamo aspettarci l'emergere di casi di Covid-19 in città fra una settimana», il tempo d'incubazione del virus, ha detto Ricciardi, molto preoccupato dopo avere «visto immagini di una irresponsabilità diffusa, e questo a fronte delle misure del governo e delle indicazioni a ridurre il più possibile i contatti sociali». Indicazioni che però non sembrano avere spinto le istituzioni locali, a partire dal Campidoglio, ad inasprire subito le misure per evitare che migliaia di giovani, da Ponte Milvio a Trastevere, si riversassero in strada come niente fosse, accalcati nei tavolini o sciamando nei vicoli. Incuranti dei pericoli. Per loro e per chi frequenteranno nei prossimi giorni.

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«Gli effetti di questi comportamenti li pagheremo fra una settimana», avverte con un senso di amarezza Ricciardi. «Regioni come il Lazio e Roma sono particolarmente a rischio. Nei prossimi giorni la Capitale sarà sicuramente interessata», ha detto sempre il consulente del governo. Che ieri notte ha dichiarato anche la Capitale zona protetta, come il resto d'Italia, con grosso modo e stesse misure restrittive previste, già da domenica mattina, per la Lombardia e altre 14 province del Nord.
Prima, da Palazzo Senatorio non era stata emessa nessuna ordinanza per mettere un freno alla movida pericolosa. Ieri sera si è svolto un vertice in Prefettura, poi rinviato a stamattina. L'unica misura di cui si è discusso, per parte comunale, è di anticipare lo stop alla vendita dell'alcol dalle ore 18. Misura che in ogni caso, a sentire il presidente dell'Ordine dei medici, Antonio Magi, «non sarebbe risolutiva, potrebbe aiutare a ridurre un po' il fenomeno, ma sarebbe utile la chiusura dei locali. Anche per dare un segnale che certi comportamenti, in questa fase di emergenza, non possono essere attuati». Ora a chiudere i locali oltre una certa ora ci dovrebbe pensare il nuovo decreto del governo, sfornato ieri notte.

LA STRETTA
Anche a Roma, come nel resto dello Stivale, si applicano le regole che da domenica valevano per la Lombardia e le altre zone arancioni. Quindi «sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». Chi non può far rispettare la distanza, deve restare chiuso.

I CENTRI COMMERCIALI
Altro provvedimento già valido nel Nord che ora dovrebbe riguardare Roma: «Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati.
Nei giorni feriali, il gestore dei richiamati esercizi deve comunque predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale». La chiusura invece «non è disposta per farmacie, para-farmacie e punti vendita di generi alimentari, il cui gestore è chiamato a garantire comunque il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale». Altro ambito ancora, i matrimoni e i funerali: per il decreto «sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri».

Ultimo aggiornamento: 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA