Bar e ristoranti a Roma, stangata d’autunno: i rincari dal caffè alla pizza. Ecco di quanto

I locali affrontano il caro bollette e l’aumento dei costi delle materie prime. Confesercenti: l’espresso salirà tra 10 e 20 centesimi, un primo piatto fino a 2,50 euro

Martedì 23 Agosto 2022 di Flaminia Savelli
Bar e ristoranti a Roma, stangata d’autunno: i rincari dal caffè alla pizza. Ecco di quanto

L'impennata dei costi per i consumi e l'aumento delle materie prime mettono all'angolo i titolari di bar e ristoranti. Costretti a far fronte a una nuova emergenza - dopo i mesi difficili della pandemia - ora mettono mano ai prezzi del menù. «Non ci sono alternative in questo momento. Stiamo cercando di adottare una linea comune per i rincari perché sarà complicato anche per i romani» spiega Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti. Intanto però le modifiche sono già in corso e da settembre i costi aumenteranno in tutto il settore della ristorazione. Come il caffè al bar che aumenterà da 10 a 20 centesimi. Ancora: aumenti anche per i primi che costeranno fino a 2,50 euro in più.

Così come la pizza che aumenterà di 1,50.

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AL RISTORANTE
«I prezzi saranno comunque calmierati, ma con il caro bollette non ci sono alternative. I titolari stanno già facendo fronte ai costi dei consumi raddoppiati» aggiunge il presidente Pica. Come hanno segnalato, infatti, dallo scorso luglio il costo dei consumi è raddoppiato. Più in generale, l'associazione di categoria ha stimato che un pasto al ristorante o in pizzeria costerà fino al 15% in più. In autunno inoltre arriverà un'altra stretta: per chi vorrà consumare all'esterno, gli esercenti stanno pensando a una tassa fissa da accreditare. «Ormai, dopo il Covid, la preferenza è di consumare il pasto all'esterno, sulle pedane che riscaldiamo con le bombole e illuminiamo con le lampade alogene. Il costo è passato da 5 a 20 euro a scorta: anche in questo caso, un'impennata a cui dobbiamo fare fronte. L'idea dunque, è quella di chiedere al cliente una quota fissa per l'esterno tra i 2 e i 4 euro».


Un' altra stangata per i consumatori che hanno affrontato già il primo turno di rincari. Lo scorso marzo, come registrato dall'Istat, gli aumenti complessivi sono stati del 6,7 per cento per cibi e bevande. In vetta alla graduatoria: oli di semi seguiti dalla verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%, di poco davanti al burro (+17,4%). Con i primi rincari - a doppia cifra - anche per la pasta che ha segnato il +13%, così come per i frutti di mare (+10,8%) e farina (+10%). Aumenti causati dal costo dell'inflazione e dallo scoppio della guerra in Ucraina.


IL POST COVID
Una strada senza uscita, dunque, per i titolari che devono far quadrare i conti e mantenere le attività a galla.
«Non dimentichiamo - conclude il presidente Fiepet Pica - che stavamo appena uscendo dalla crisi causata dalla pandemia. Tra il 2019 e il 2021, abbiamo subito perdite pesantissime. Il settore è in ripresa costante - sottolinea - ma per oltre un anno abbiamo avuto restrizioni e aperture a singhiozzo che hanno pesato sui conti. Non ci aspettavamo di trovarci, ancora una volta, in difficoltà. I prossimi mesi, saranno difficili e stiamo programmando un nuovo sistema per scavallare la nuova ondata di rincari».
L'obiettivo adesso è quello di contenere i prezzi sui menù e, allo stesso tempo, di far fronte ai nuovi costi di gestione mantenendo le attività. Una sfida per gli imprenditori della ristorazione che rischiano di tornare indietro dopo gli ultimi due trimestri chiusi in positivo.
 

Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 09:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA