Interrogativi, dubbi e sospetti: è finita in procura a Tivoli l’indagine sul bimbo di 4 anni, ospite nella casa famiglia di Morlupo, morto soffocato per aver ingoiato un palloncino.
LA RICOSTRUZIONE
Giovedì sera, poco dopo le 20, a dare l’allarme è stata la mamma. Quando le altre ospiti sono accorse il suo aiuto, il corpo del bimbo già svenuto lungo il corridoio. Gli operatori della casa famiglia, allarmati dalle grida hanno subito chiamato il 118. Ma mentre un sanitario stava dando istruzioni per il primo soccorso, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza, hanno interrotto la telefonata: «Da quanto riferito dagli assistenti sociali, l’ intento era quello di aiutare il bambino e ridurre i tempi d’intervento - spiega Simone Anelli, capitano della compagnia di Bracciano che sta coordinando le indagini - per questo hanno agganciato il telefono e lo hanno trasportato in ospedale con la loro macchina. Tutto è avvenuto in pochi minuti». L’inchiesta dovrà quindi stabilire se la decisione, dettata dall’emergenza, sia stata anche opportuna: «Per le indagini saranno determinanti i risultati dell’autopsia- precisa il capitano Anelli - per il momento, da un primo esame esterno, ci è stato confermato che è morto soffocato per un palloncino ingoiato. Un incidente su cui restano alcuni punti da chiarire». Le altre mamme hanno intanto confermato che poco prima dell’incidente, il bambino stava giocando con la mamma. Lo hanno visto intrattenersi con il palloncino. Resta comunque da chiarire cosa sia accaduto.
«OMESSO CONTROLLO»
Non c’è ancora nessuna ipotesi di reato nel fascicolo in procura a Tivoli. Ma la posizione della mamma, una straniera di origini marocchine, è delicatissima. Rischia infatti una denuncia per omesso controllo. «Il bambino era con lei - confermano i militari - quando è stata interrogata ci ha fornito tutte le informazioni utili per ricostruire la dinamica». Restano però da chiarire le responsabilità. Intanto le indagini si allargano anche sulla gestione della villa. Ad agosto le mamme ospitate erano 10 con 26 bambini. Dopo il grave incidente le donne, che ancora alloggiano in via di San Sebastiano, hanno paura : «Ho chiesto agli assistenti sociali che mi seguono di essere trasferita, non voglio più vivere qui, non mi sento al sicuro» dice Maria, originaria della Romania e in Italia da un anno: «Ho paura che possa accadere qualcosa anche a mio figlio».