Andamento lento. All’Atac decine di autisti viaggiano al ritmo cantato da Tullio De Piscopo al Sanremo 1988: lento, lento, lento.
La trovata è stata scoperta dalla municipalizzata: i report interni svelano che 50 conducenti sono stati sanzionati solo nell’ultimo anno, incastrati dal sistema satellitare montato a bordo dei mezzi. E si tratta solo dei casi più sfacciatamente incongruenti, quando insomma analizzando gli spostamenti col Gps la scusa dell’ingorgo non ha retto.
Non perché Roma non soffra di imbottigliamenti vari e assortiti, come testimoniano gli speciali ranking del settore (è noto ormai che quanto a traffico la Città eterna nel mondo sia seconda solo a Bogotà). Ma sulla scorta delle tecnologie più avanzate e del rilevamento della posizione da remoto, la giustificazione non può tenere banco sempre e comunque.
Le anomalie
Ecco perché Atac ha rafforzato i controlli per questa stramba fattispecie, mettendo nel mirino gli autisti che marciano coi torpedoni a passo d’uomo per lavorare di meno. Anche perché a farne le spese, oltre ai pendolari, è la stessa municipalizzata. Che guadagna col contratto di servizio del Comune in base al chilometraggio. L’amministrazione di Virginia Raggi anche quest’anno ha ripetuto: tocca fare di più. Lo stesso dicono i commissari del Tribunale fallimentare. Occhio allora a chi viaggia al ralenti.
Qualche anomalia legata al Gps è stata notata nei «fogli di via», i moduli che gli autisti devono compilare obbligatoriamente per riferire gli spostamenti durante l’orario di servizio. È venuto fuori che le dichiarazioni non sempre coincidevano con quanto rilevato dal satellite: a volte gli autisti annotavano più chilometri di quelli effettivamente macinati. Atac sembra consapevole del problema, tanto che in una relazione riservata, spedita al Campidoglio il 5 novembre, spiega di avere avviato verifiche proprio sulle «divergenze tra rilevazione mediante fogli di via e sistema satellitare (AVM)», si legge nel dossier. Insomma, la partecipata spera che «l’aumento della qualità erogata» non rimanga solo la promessa di carta segnata nei faldoni del piano anti-bancarotta. L’obiettivo, si legge ancora, è «il maggiore comfort per i passeggeri». I quali probabilmente si accontenterebbero di un bus puntuale, che non si accosti alla palina già stracolmo perché prima sono saltate le corse in batteria. Magari perché l’autista giocava col freno.