San Camillo, gara truccata: un danno da 133mila euro. Pagate fatture per lavori svolti solo in parte

La Corte dei conti ha citato in giudizio un ex dirigente e due tecnici del nosocomio

Venerdì 3 Marzo 2023 di Michela Allegri
San Camillo, gara truccata: un danno da 133mila euro. Pagate fatture per lavori svolti solo in parte

Fatture pagate per lavori eseguiti solo in parte e, addirittura, per collaudi fantasma. Per l’intervento di messa in sicurezza e riqualificazione energetica del padiglione “Casa Accoglienza” dell’ospedale San Camillo Forlanini, la Regione aveva dovuto versare 293.985.

Una cifra che, secondo la Corte dei conti, sarebbe stata gonfiata: gli interventi effettivamente realizzati - è emerso dalle indagini - valgono solo 160.084. I 133.890 euro di differenza sono considerati un danno erariale, per il quale i magistrati hanno citato in giudizio l’ex direttore dell’unità di Ingegneria del nosocomio, Alessandro Agneni, e due dipendenti responsabili di interventi e collaudi, Andrea Serafini e Alessandro Tabacco. Per questa vicenda era anche scattata un’inchiesta per frode nelle pubbliche forniture e truffa, scaturita da una maxi-indagine - Agneni, già condannato in primo grado, finito in carcere nel 2016 - in relazione agli appalti pilotati per realizzare lavori nel pronto soccorso e nel reparto di terapia intensiva, in vista del Giubileo straordinario della Misericordia del 2016.

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L’APPALTO

In questo caso, invece, il finanziamento della Regione riguarda un appalto finalizzato - si legge nell’atto di citazione - «alla messa in sicurezza della copertura e alla riqualificazione energetica» del padiglione «Casa Accoglienza». Le indagini erano partite da un’inchiesta interna avviata dall’azienda dopo alcuni episodi di dissesto successivi al restauro. Nel 2016, la nuova direttrice dell’Unità di Ingegneria aveva segnalato il crollo di una parte del tetto, con «la precipitazione di numerose tegole». I Carabinieri avevano poi appurato che la copertura era stata ristrutturata di recente. Analizzando la documentazione era emersa l’esistenza di un contratto di subappalto mai autorizzato e che i lavori erano stati eseguiti «in maniera difforme rispetto a quelli previsti nel progetto». Gli investigatori hanno sottolineato che la Regione Lazio ha versato, per quegli interventi, «293.985 euro, a fronte di un costo effettivo dell’opera pari ad euro 160.084, con danno per l’ente di 133.890 euro». In sintesi: sarebbe stata realizzata una copertura difforme da quella prevista, costituita da travi in cemento armato e non in legno, sprovvista di fissaggio meccanico in corrispondenza delle parti perimetrali, con tegole semplicemente appoggiate sullo strato di separazione, senza nemmeno la rimozione dei materiali di risulta, appesantendo la struttura «con conseguente rischio sismico invece di consolidarla», si legge negli atti.
Agneni, Serafini e Tabacco, rispettivamente responsabile del procedimento, direttore dei lavori e collaudatore, non avrebbero vigilato sul corretto svolgimento delle opere, effettuate «con materiali e tecniche inadeguati e meno costosi di quelli previsti». Avrebbero anche dichiarato il falso nel certificato di collaudo: «Sono stati ispezionati i lavori, riscontrando una corrispondenza tra progetto e opere eseguite».

IL VERBALE

Secondo i magistrati contabili, Agneni avrebbe agito con dolo e, per questo motivo, a lui viene addebitato il 70 per cento del danno, mentre agli altri due indagati viene chiesto il 15 per cento della somma ciascuno. «La volontarietà della sua condotta illecita appare palese alla luce delle modalità di svolgimento della procedura del collaudo», sottolineano i magistrati. Dagli atti risulta che Agneni avesse affidato a Tabacco l’incarico di collaudatore tecnico amministrativo di tutti gli interventi. E Tabacco ha dichiarato: «Preciso che fui chiamato dal mio capo, Agneni, il quale mi disse che c’era un verbale da firmare. Mi chiarì che non si trattava di un vero e proprio collaudo, ma di una semplice attestazione di lavori eseguiti, tant’è che non dovevo fare alcun controllo tecnico o contabile, non si trattava in sostanza di un vero e proprio collaudo». E ancora: «Ben altre erano le verifiche che normalmente venivano compiute a norma di legge, rispetto a questa. Non sono stati effettuati sopralluoghi sul posto, né incontri con la ditta appaltatrice, perché non erano previsti». Si tratta di dichiarazioni che, per i magistrati, sottolineano anche la «colpa grave» di Tabacco: pur riconoscendo le anomalie della procedura seguita, ha sottoscritto il verbale di collaudo, dove veniva attestato che «le opere sono conformi al progetti esecutivi e costruttivi e rispondenti a quanto richiesto dal capitolato speciale d’appalto ed ultimate in ogni loro parte».

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