L’unica che è sicura è la metro C. Le linee A e B hanno alti valori di polveri sottili, tanto che sono i ricercatori del Cnr a suggerire ai pendolari di entrare con la mascherina Ffp2.
LA MANCANZA
Un tema, però, fa riflettere: se da una parte l’aria superficiale è sottoposta a una rigida legislazione (a tal punto che un combinato di previsioni meteo e concentrazioni di inquinanti rilevata dalle centraline può costringere a blocchi del traffico o a suggerimenti nella limitazione dei riscaldamenti o dei comportamenti alla guida, come accaduto ieri dopo il superamento, per tre giorni consecutivi, dei limiti nella centralina di Tiburtina), non esiste una norma che disciplini la qualità dell’aria nelle metropolitane. Quindi, interruzioni del servizio per troppo “smog sotterraneo” non ce ne possono essere. Per il personale, invece, la situazione è diversa e ci sono valori massimi di esposizione più alti.
«La metro C è l’unica tra le linee che è sicura, perché è automatizzata e ha le porte scorrevoli in banchina - spiega Perrino - Questo permette di evitare che le polveri che si generano vadano a finire direttamente in banchina. Alcuni lavori realizzati sulle linee metropolitane di Barcellona e di Milano testimoniano come le percentuali vengono abbattute proprio in questo modo. Fondamentale, poi, è la presenza di mezzi con un filtraggio e ricircolo d’aria che deve funzionare. I vecchi convogli con i finestrini aperti non fanno altro che riproporre la maggiore esposizione delle polveri durante tutto il viaggio».
Ma quante polveri sottili un pendolare arriva a respirare prendendo le linee A e B della metro romana? «Dipende da diversi fattori, a cominciare da quanto si sta all’interno e dove si sosta in attesa del treno - dice la studiosa del Cnr - Di sicuro io suggerirei l’uso di mezzi di protezione individuale come le mascherine Ffp2. Abbiamo imparato ad usarla nella pandemia di Covid-19, potremmo continuare a indossarle quando andiamo in metropolitana».
IL MEZZO PULITORE
Proprio in questi giorni è in corso di aggiudicazione la gara per il treno “depolverizzatore”: si tratta di un servizio che permette, durante la notte, di togliere le polveri dalle banchine e di lavare le gallerie della metropolitana.
Atac ha messo sul piatto, per quattro anni, 10 milioni di euro, con la spesa maggiore che se ne va per il lavaggio meccanizzato, la raccolta manuale del “macrosporco”, l’aspirazione “delle sedi ferroviarie” e la raccolta delle sabbie e dei sedimenti. Si tratta di un servizio che, precisano dall’azienda, «viene fatto ormai da anni» (infatti, il precedente appalto era scaduto a metà dicembre e poi prorogato) anche per garantire che non aumentino le esposizioni degli inquinanti per il personale che lavora nella rete di trasporto sotterranea. «Ciclicamente», precisano, vengono fatte rilevazioni per fotografarne la situazione. E «ciclicamente», continuano, passa il treno depolverizzatore e vengono pulite le banchine. Ma queste polveri frutto dello sferragliamento dei treni, si generano continuamente, a ogni passaggio del mezzo.
Comunque, dall’azienda di trasporto precisano che quello fatto a Roma per cercare di contenere il danno «è un lavoro che non viene fatto in diverse città del mondo. Tutto ciò che possiamo fare per la sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori, lo facciamo». Oltre alla metro A e alla linea B-B1, il lavoro di pulizia previsto nell’appalto coinvolge anche la linea Roma-Giardinetti.