«O mi restituisci 50mila euro o ti mando sotto casa due miei amici pregiudicati di Latina. Come ti beccano, ti spezzano le gambe». Così G. B. avrebbe minacciato il suo ex amico che aveva incaricato di trovargli un incarico prestigioso in Vaticano o All’Eni. Adesso l’imprenditore del lusso, influencer con oltre 400mila follower su Instagram e campione di arti marziali, è accusato dalla procura di Roma, che lo ha mandato a processo di tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone e minacce.
LA TESTIMONIANZA
«Mi pagava le cene e i viaggi. Una volta, mi aveva pure prestato la sua auto, una Bmw 640 cabrio, perché la mia era dal meccanico. In quell’occasione, sfortuna ha voluto che mi venisse rubata», ha spiegato in aula Caprioli, che nel processo si è costituito parte civile ed è rappresentato dall’avvocato Giuseppe Sabato. «In due anni - ha continuato la persona offesa - mi ha sempre rimborsato, per un totale di 9mila euro». Una cena dopo l’altra, Caprioli era anche stato in grado di rimediargli alcuni colloqui di lavoro, a cui l'influencer, però, non si era mai presentato. Stufo di spendere il proprio tempo per aiutare l’amico, l’ex consigliere politico aveva iniziato a prendere le distanze dall’uomo, che oggi sui social lascia intendere di essere anche un grande amico dell’allenatore della nazionale, Roberto Mancini, e dello stilista Valentino.
LE MINACCE
Quando Caprioli aveva smesso di cercarlo, però, sarebbero cominciate le minacce, reiterate dal marzo 2017 al maggio 2018. L'influencer, che è stato scelto da Forbes tra i Top 100 manager alla riscossa, oltre a chiedere indietro i 9 mila euro, voleva avere 50 mila euro cash, oppure un Rolex oltre a una nuova Bmw 640. Secondo l’imprenditore ascolano, era colpa di Caprioli se quell’auto era stata rubata e doveva risarcirlo in qualche modo. Nelle chat tra i due, depositate agli atti del processo, il lottatore girava pure gli annunci di auto che trovava online. «Guarda questa, facendo un finanziamento a 72 mesi sarà (ti costa, ndr) 290 euro al mese + 50 euro per il Sub (l’iscrizione al sito, ndr) e siamo tutti felici», scriveva G.B.. A questo punto sarebbe entrato in scena anche un altro personaggio: Armando Wood, 70enne di Capua che per una vita ha lavorato all’interno dello Stato Vaticano e possiede una fitta rete di conoscenze ecclesiastiche. Wood era un grande amico di Caprioli. Quando si era presentata l’occasione, l’ex consulente politico non aveva avuto troppi problemi a presentargli G.B., che era pronto a tutto per entrare a far parte della Gendarmeria vaticana. Aveva persino a donato 600 euro all’associazione umanitaria “Bon Samaritain” di Monsignor Abbé Jean-Léon, convinto potesse essere sufficiente. Quando Wood gli aveva spiegato che le procedure non erano queste, G.B. era diventato una furia tanto da pedinare il 70enne in diversi alberghi italiani. Nell’ottobre 2017 lo aveva trovato all’uscita di un albergo romano. «Mi ha menato talmente forte che io mi sono ritrovato al pronto soccorso, con più di 20 giorni di prognosi», ha raccontato Wood, che nel processo è stato ascoltato come testimone. «Mi chiamava e mi pedinava perché rivoleva indietro i 600 euro e per dirmi di riferire a Caprioli che l’avrebbe fatto pestare». Per questo l’influencer è indagato anche per lesioni in un’altra inchiesta.
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