Covid e influenza, emergenza pronto soccorso: nel Lazio oltre mille malati in attesa (raddoppiati in una settimana)

Ospedali preso d'assalto dopo le feste di Natale

Venerdì 29 Dicembre 2023 di Francesco Pacifico
Covid e influenza, emergenza pronto soccorso: nel Lazio oltre mille malati in attesa (raddoppiati in una settimana)

Nei giorni dopo Natale i pronto soccorso del Lazio sono stati presi letteralmente d'assalto.

Ancora ieri - a ora di pranzo - c'erano 1.100 pazienti che aspettavano di ricevere le prime cure, con attese per i codici meno gravi (bianco o verde) in media di cinque o sei ore. Se non bastasse, sempre nella giornata di ieri c'erano 47 autoambulanze ferme e utilizzate come lettighe, perché all'interno dei Dea non c'era più spazio per assistere i malati. E c'è chi teme che questa situazione possa continuare fino all'Epifania.

Non a caso in Regione qualcuno parla «di tempesta perfetta» e mette assieme una serie di circostanze diverse tra loro, che - unite - hanno finito per riportare i reparti di medicina di urgenza nel caos. Sul banco degli imputati finiscono, in primo luogo, le cliniche private convenzionate che non hanno messo a disposizione i posti letto necessari per evitare l'effetto imbuto e per facilitare il trasferimento dei pazienti dai pronto soccorso alle corsie di medicina. Ma si guarda anche alla scelta della quasi totalità dei medici di base e dei pediatri di libera scelta, che non hanno lavorato durante le feste. Una decisione che ha finito per eliminare quel filtro necessario per evitare che i pazienti si presentino in ospedale anche per patologie lievi. In questo scenario, poi, non va dimenticata la nuova recrudescenza dei casi di Covid (sono ormai 1.500 le nuove infezioni giornaliere) e di influenza, acuiti dalle basse temperature.

Come detto, la pressione sui pronto soccorso è tornata sopra la soglia di guardia. Nei giorni precedenti al Natale i pazienti in attesa di essere curati erano in media tra i 300 e i 400. Invece, con l'inizio delle festività, i numeri sono quasi triplicati. Soprattutto, sono ripresi i casi di ambulanze bloccate davanti ai principali ospedali della Regione. Guardando alla situazione nelle strutture di Roma, hanno registrato un forte afflusso il Sant'Andrea a Nord della Capitale, il Policlinico Umberto I e il San Camillo nelle aree più centrali, così come i nosocomi del quadrante Est (il Pertini, il Policlinico Tor Vergata, il Vannini o il Casilino) che scontano ancora la chiusura del San Giovanni Evangelista di Tivoli, dopo l'incendio scoppiato nella notte tra l'8 e il 9 dicembre. Da notare poi un alto numero di accessi anche nei due presidi pediatrici (quello del Gianicolo e quello di Palidoro) del Bambino Gesù: in questi giorni circa 500 tra neonati e ragazzini si presentano ai due Dea, accompagnati dai loro genitori per essere curati per malattie respiratorie o per il Covid.

I TIMORI

In queste ore la Direzione Sanità della Regione sta guardando con grande apprensione a quanto sta succedendo nei pronto soccorso. E c'è il timore che i problemi continuino per tutte le feste. In primo luogo c'è chi stigmatizza il comportamento delle strutture convenzionate che devono garantire al sistema regionale posti letto per acuti o per la riabilitazione, necessari per facilitare il trasferimento dei pazienti dai Dea e per liberare i posti disponibili nei reparti di medicina di emergenza. In questo periodo molte strutture private hanno molto personale in ferie o hanno terminato il budget concesso dalla Regione: così finiscono per non accettare i malati inviati dagli ospedali. Se non bastasse, sono stati attivati pochissimi letti dei 178 che la Regione Lazio ha "comprato" dai privati per affrontare l'emergenza seguita alla chiusura del San Giovanni Evangelista: tra i tempi tecnici delle Asl per firmare i contratti e la scarsa disponibilità delle cliniche, se ne riparlerà tra un mese. Nel mirino della Regione anche la scelta di medici di base e di pediatri di libera scelta di non lavorare a Natale: da via Cristoforo Colombo spiegano che i loro studi sono rimasti chiusi nel migliore dei casi dal 22 dicembre al 26. In quest'ottica la direzione Sanità si è ripromessa di convocare i rappresentanti delle due categorie per trovare una soluzione che eviti il riproporsi di questo problema in futuro.
 

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