Da oggi i feti sepolti nei cimiteri capitolini non riporteranno più il nome della donna, ma esclusivamente un codice alfanumerico associato ad un protocollo. È la svolta approvata oggi dall'Assemblea Capitolina per tutelare la privacy delle donne che hanno deciso di abortire.
Furti nei cimiteri, la rabbia dei cittadini. Chieste le telecamere
Feti, modificati due articoli
In particolare, con il provvedimento approvato oggi si modificano gli articoli 4 e 28 del Regolamento disponendo che la donna o gli eventuali aventi diritto possono optare per l'inumazione o per la cremazione dei prodotti del concepimento, dei prodotti abortivi e dei feti. Ma non solo. Da oggi, infatti, spariranno anche le croci, sostituite da un cippo funerario con un codice alfanumerico associato al numero di protocollo della richiesta. Viene anche accolta la proposta, per chi lo richieda, di apporre sul cippo un nome anche di fantasia, un vezzeggiativo, un simbolo o una data. L'elenco dei protocolli, inoltre, viene custodito nel cimitero e il suo accesso è consentito esclusivamente alla donna, che non viene più chiamata 'madrè ma 'donna interessatà, o agli aventi diritto nel caso di decesso della donna. «Oggi si è chiusa una fase fondamentale per i diritti delle donne - il commento dell'assessore alle Pari Opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli -, per la tutela della loro privacy e del rispetto delle loro scelte.
Feti, approvazione in aula
Dopo mesi di confronto con l'assessora Alfonsi e le associazioni siamo arrivati all'approvazione in aula della modifica al regolamento cimiteriale. Oggi Roma ha aggiunto un tassello fondamentale nel mosaico della civiltà e dei diritti». «Con l'approvazione di questa proposta viene modificato un Regolamento ormai datato - spiega l'assessore all'ambiente Alfonsi, da cui dipendono i servizi cimiteriali -, così come oggi risulta obsoleto il quadro legislativo nazionale di riferimento.
Una battaglia di civiltà, che abbiamo portato avanti in difesa del diritto di scelta delle donne che interrompono la gravidanza di dare sepoltura o richiedere l'incenerimento dei prodotti abortivi o dei feti, con la più ampia possibilità di decidere e in totale riservatezza». Un provvedimento, conclude Alfonsi, che tutela «la privacy delle donne» e impedisce «il ripetersi di fatti drammatici come quello accaduto al Cimitero Flaminio due anni fa».