Crollo al Flaminio, il pm: «Come la roulette russa». Chieste tre condanne

Nel 2016 gli ultimi 3 piani del palazzo sul Lungotevere vennero giù durante la notte

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Erika Chilelli
Crollo al Flaminio, il pm: «Come la roulette russa». Chieste tre condanne

Sono accusati di essere i responsabili del crollo, nel 2016, del palazzo di lungotevere Flaminio 70, perché, eseguendo i lavori in uno degli appartamenti, avrebbero compromesso la stabilità della struttura.

Alla fine del processo, la procura ha chiesto due anni con attenuanti generiche per Roberto Mattei, geometra progettista, cinque anni per l'architetto (non iscritto all'albo) Massimo Canepa, rappresentante legale della ditta Edilarch 88 srl, e per il titolare dell'impresa edile esecutrice materiale dei lavori, Pasquale Famà. «Si è giocata una roulette russa con il destino delle persone», ha detto il pm durante la sua requisitoria.

Rifiuti a Roma, decine di cassonetti a fuoco. La paura dei cittadini: «Puliamo le strade da soli»

LA PAURA

È il 22 gennaio del 2016, ai Vigili del fuoco Giulio Capuano (laureato in architettura) e Paolo Cucinelli arriva una richiesta d'intervento in un palazzo sul Lungotevere Flaminio, al civico 70. Un'inquilina del settimo piano è allarmata da alcuni scricchiolii. Nell'abitazione c'è una crepa verticale lungo il muro e se ne stanno diramando altre. Mentre il vigile del fuoco si trova ancora nell'appartamento sente un boato provenire dai piani sottostanti. Si precipita al quinto, in un appartamento in cui si stanno effettuando alcuni lavori. Entra e trova calcinacci sul pavimento e pilastri sbriciolati ai vertici: tutti i tramezzi sono stati abbattuti, è un open space. Il ferro di rinforzo dei pilastri si sta piegando e il solaio del piano superiore si sta abbassando. L'ordine definitivo di sgombero arriva appena in tempo per evitare la strage: gli ultimi tre piani del palazzo crollano alle 3 e 30 del mattino dopo essersi inabissati lentamente per 2 ore e 40 minuti.

Le indagini per disastro colposo, coordinate dai magistrati Antonella Nespola e Roberto Cucchiari, terminano nove mesi dopo il crollo. La causa viene individuata nei lavori eseguiti nell'appartamento del quinto piano, acquistato dal petroliere Giuseppe Rigo De Righi che aveva commissionato la ristrutturazione a Massimo Canepa. Quest'ultimo, per l'apertura della Cila (Comunicazione inizio lavori) presentata in Comune solamente il 20 gennaio, si era rivolto a Mattei e per l'esecuzione dei lavori alla ditta edile di Famà. Nel decidere gli interventi da effettuare nessuno dei quattro avrebbe accertato la stabilità e la fattibilità in termini di sicurezza strutturale dell'edificio, progettato nel 1934 e costruito nel 1936. Come emerso dagli accertamenti del perito tecnico della procura, infatti, il palazzo è stato costruito con un risparmio nell'armatura del calcestruzzo: i pilastri erano piccoli e reggevano 86 chili su 120. Determinante, per sostenere la struttura, dunque, l'apporto dei tramezzi eliminati. Così, i quattro sono stati accusati di aver causato il crollo con condotte colpose consistite in «imprudenza, negligenza ed imperizia». Mentre De Righi è stato assolto in abbreviato «per non aver commesso il fatto», riqualificato in Cassazione nella formula «perché il fatto non costituisce reato» per il fatto di avere commissionato i lavori a Canepa sulla base della sua fama di architetto, gli altri tre sono finiti a processo davanti al giudice monocratico di piazzale Clodio, dove i condomini e il condominio- assistito dall'avvocato Luca Pallotta - si sono costituiti parte civile.

LE RICHIESTE

«Il palazzo ha lanciato un grido di dolore e se oggi non stiamo qui a piangere 30 morti lo si deve ai vigili del fuoco». Ha sostenuto il pubblico ministero Giovanni Nostro prima di formulare le richieste di pena per gli imputati. «Non stiamo sostenendo che è venuto giù per via dei tramezzi, ma per il cedimento strutturale dei pilastri dovuto all'eliminazione dei tramezzi. Andava guardata la consistenza dei pilastri e ci sono state gravi omissioni in fase di realizzazione. I tramezzi sono stati tolti fino al pomeriggio del crollo e il palazzo, rimasto in piedi per 80 anni, ha parlato con l'orologio in mano».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA