The Borderline, ora gli youtuber hanno paura: «Chiusi in casa, temono di essere aggrediti»

Viaggio nel quartiere dopo la morte di Manuel, travolto dalla Lamborghini. Il racconto degli amici dei giovani

Giovedì 15 Giugno 2023 di Flaminia Savelli
The Borderline, ora gli youtuber hanno paura: «Chiusi in casa, temono di essere aggrediti»

Biglietti, fiori bianchi, girandole, giochi e candele accese in memoria del piccolo Manuel, il bimbo di cinque anni vittima del drammatico incidente avvenuto giovedì pomeriggio lungo via di Macchia Saponara a Casal Palocco, periferia sud della Capitale.

Il quartiere ora si stringe intorno alla famiglia del piccolo: «Non posso credere che sia morto così. Essere qui è solo un segno di vicinanza alla famiglia, non posso fare altro» spiega Ludovica mentre lascia i fiori in memoria di Manuel: «I nostri bambini frequentano la stessa scuola. È una tragedia che tocca tutti noi». Ma nel quartiere c’è anche tanta rabbia. Le indagini per ricostruire la dinamica dello schianto sono ancora in corso. Ma è stato accertato che il suv Lamborghini su cui viaggiavano i quattro youtuber del gruppo “The Borderline” che conta 600mila iscritti è stato noleggiato per la sfida lanciata dai ragazzi, “50 ore senza scendere mai dalla macchina”. Mercoledì dunque erano al termine della challenge quando hanno travolto la Smart Four Four su cui viaggiava Elena Uccello, la mamma del piccolo Manuel, insieme alla sorellina che a causa dello schianto sono state ricoverate fino a ieri mattina all’ospedale Sant’Eugenio. 

La rabbia

Un drammatico incidente che ha scosso la Capitale. Ma il dolore non spegne la rabbia: «Questi sono ragazzini incoscienti, senza alcun senso della responsabilità. Vivono in funzione dei social, dei like e un bambino è morto per questo» commenta Roberto, il papà di un compagno di classe di Manuel. 
Una rabbia che è montata nel corso delle ore. Via via che sono apparsi i video girati durante la challange. Come in uno degli ultimi in cui Matteo di Pietro, il 20enne alla guida della Lamborghini al momento dell’impatto, in cui irride proprio una city car: «Ma questo con la Smart che sta facendo? Abbello, la macchina tua costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo».

 

Una rabbia che è esplosa quando è stato confermato che il 20enne è risultato positivo alla cannabis. Dunque, mentre guidava il super bolide per girare un video da postare nel canale Youtube, non era lucido. E non solo perchè insieme agli amici era in auto da 50 ore. «Si meritano 50 anni di galera tutti quanti» attacca duramente Fabrizio, un altro papà che ieri ha lasciato per il piccolo Manuel una girandola: «Questi ragazzi non hanno più alcun freno. Mio figlio ha nove anni e seguiva il canale dei ragazzi. Li abbiamo anche incrociati sei mesi fa - racconta - erano fermi al fast food di via di Macchia Saponara. Come per l’altro giorno, stavano facendo una challenge in auto. Ma erano a bordo di una Fiat 500. In quell’occasione ho assecondato mio figlio che mi ha chiesto il permesso di fare con loro una foto. Quello che è accaduto deve farci fermare a riflettere su quali messaggi facciamo arrivare ai nostri figli». Una rabbia che si è riversata anche sui social nei profili dei ragazzi. «Hanno paura anche di uscire di casa» dice Matteo, un loro amico: «Sono molto conosciuti e in tanto sanno dove abitano ecco perché temono che qualcuno possa passare dalle parole ai fatti. Noi, come tutti, siamo scioccati, non riusciamo a credere che un bimbo sia morto in questo modo assurdo». 

Un clima di tensione in tutto il quartiere alle porte della città tanto che ieri, fino a tarda sera, i carabinieri hanno monitorato via di Macchia Saponara. Il luogo dello schianto dove il piccolo Manuel ha perso la vita durante la challenge lanciata dal gruppo di youtuber del quartiere.

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 20:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA