A sole nove ore e 700 metri di distanza: tra sabato sera e domenica mattina intorno alla stazione Termini si consumano due aggressioni contro delle giovanissime donne. Un’italiana di vent’anni ha rischiato di essere stuprata da un bengalese poi arrestato mentre una turista spagnola è stata palpeggiata e rapinata da un uomo tuttora ricercato. Il teatro è sempre lo stesso: quel groviglio di illegalità e pericolo che si annida - senza che si riesca a debellare - intorno al principale scalo ferroviario della Capitale. La prima donna, arrivata a Roma da Frosinone per trascorrere il weekend, è stata molestata in via Principe Eugenio 32, sabato sera intorno alle 21.
LA DINAMICA
Appena entrati, chiude il portone e le si avventa addosso. Inizia a toccarla, a palpeggiarla a baciarla con insistenza. Le sue intenzioni sono chiare. Poi la ventenne riesce a togliere dalla bocca quelle mani e a urlare con tutto il fiato che ha in corpo. È ancora presto e alcuni residenti del palazzo sentendo le urla escono di casa e scendono giù per le scale. Trovano l’uomo addosso alla ragazza iniziano a urlare anche loro e il 38enne scappa. Sul posto arrivano le volanti che in poco lo rintracciano e lo arrestano con l’accusa di violenza sessuale. Ieri sera, a quasi due giorni di distanza, arriva la notizia dell’arresto dell’uomo mentre per l’altra vittima, la turista spagnola, del suo aggressore non c’è traccia. Per lei la vicenda è stata questa: all’alba di domenica, mentre stava rincasando in una struttura ricettiva di via Marsala, viene aggredita alle spalle e spinta in terra da un uomo completamente vestito di nero e con il volto travisato. Non parla, non dice nulla.
ALL’ALBA DI DOMENICA
Le mette “solo” le mani addosso in ogni dove e la rapina della borsa e del cellulare. Poi scappa. La ragazza resta in terra per alcuni secondi poi, stordita e spaventata, si alza e chiede aiuto. La soccorrono dei passanti, residenti di zona che non hanno più fiato per urlare il disagio che vive l’intero quartiere e l’amarezza di dover fare i conti con una realtà chiara: «Quest’area è ritrovo di sbandati e pericolosi, si rischia di morire o di venire stuprati». La vittima riesce a dare qualche informazione ma non ha visto in faccia il suo aggressore e dunque è impossibile abbozzare un identikit. Si cerca tra le immagini delle telecamere di zona. Ma quale identità si può dare ad un uomo dal volto travisato? Resta una certezza: due aggressioni, un solo palcoscenico, appena nove ore e 700 metri di distanza.