Roma, mafia cinese all’Esquilino: tre donne gestivano i conti. Così spostavano i soldi in banche di Pechino

Erano la moglie, la nipote e la compagna del fratello di Kui Zheng, capo del sistema

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Camilla Mozzetti
Roma, mafia cinese all’Esquilino: tre donne gestivano i conti. Così spostavano i soldi in banche di Pechino

Non solo mogli, non solo cognate, non solo nipoti. Erano tutto questo certo, ma anche di più: inserite perfettamente nello scacchiere del riciclaggio del denaro dei narcotrafficanti in quel dell'Esquilino. Il sistema, svelato dai finanzieri del Gico sotto la guida della Direzione distrettuale antimafia, era sì guidato da un cinese di 55 anni, Kui Wen Zheng, ma almeno tre donne a lui legate da vincoli parentali diretti e indiretti facevano ampiamente parte della "macchina". E non solo per il mero lavoro di contare il denaro, provento della mala romana ma anche della camorra e della ndrangheta. In un equilibrio perfetto le protagoniste di quest'appendice sono, nell'ordine, la moglie di "Luca" (ovvero il cinese a capo della consorteria) Guangduo Pan, classe 1969, che si occupava di gestire i corrieri o "spalloni" in partenza con il denaro dall'aeroporto di Fiumicino. Segue Xueqian Lin, compagna del fratello di Zheng. La donna, del 1982, in più di un'occasione ha vestito lei stessa gli abiti del "corriere" partendo alla volta della Cina con il denaro ma si occupava, per lo più, di gestire i conti correnti riconducibili all'associazione e che erano stati accesi presso delle banche cinesi.

Entrambe sono finite ai domiciliari mentre la terza donna, la più giovane, Lishuang Pan, nipote di Kui Wen Zheng era la "buyer" del gruppo. In sostanza la 36enne trasferiva «all'estero il denaro attraverso - scrive il gip Annalisa Marzano nell'ordinanza di custodia cautelare - bonifici bancari legati al fittizio acquisto di merce dalla Cina o attraverso altre operazioni finanziarie avvalendosi dei cosiddetti "buyer"». Partiamo dalla moglie di Zheng.

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ALL'AEROPORTO

La donna esce fuori il 4 novembre del 2019 e figura come «mandante di una spedizione» dall'aeroporto di Fiumicino. Nello specifico Guangduo Pan, in concorso con un altro connazionale che svolgeva il ruolo di corriere, prova a imbarcare su un volo diretto in Cina con scalo in Turchia 773.900 euro. La donna aveva contattato il corriere il giorno prima, chiedendone la disponibilità: «Domani sei libero?» e il corriere le rispondeva: «Va bene, va bene aspetto i vostri ordini». All'uomo arriva così sul cellulare il pdf del biglietto con partenza da Fiumicino alle 15.10 del 4 novembre. I soldi erano nascosti in una valigia ma al momento dell'imbarco della stessa, l'operazione fallisce per il sovrappeso del bagaglio. Per cui il corriere comunica tramite "WeChat" alla Pan il problema: «forse mi sta chiedendo...non so se è sovrappeso o altro, tu che fai, vieni?». La donna, che si trovava nei pressi dell'aeroporto, risponde: «Aspetta un attimo mettiti di lato, fai passare altre persone». La situazione non si sblocca, l'uomo che è con un'altra donna esce dal Leonardo da Vinci mentre la Pan a distanza di poche ore gli invia un altro biglietto sempre per raggiungere la Cina con partenza alle 19.15 circa. Il corriere verrà però intercettato e fermato al momento della partenza: «forse c'è un problema», scrisse alla donna che si raccomandava di non dire da dove provenisse il denaro: «Non dire nulla, ammetti che sono tuoi». Ma il corriere non sapeva neanche quanto stava trasportando e infatti le risponderà: «Quanto è l'importo?». La Pan replicherà con un laconico «81» a lasciare intendere la cifra di quasi 800 mila euro. Si passa poi alla compagna del fratello di Zheng, ovvero a Xueqian Lin. I finanzieri hanno potuto accertare che la donna in almeno due occasioni - il 14 agosto 2018 e poi il 22 giugno 2019 - ha trasportato del denaro. Nel primo caso non è stato possibile quantificarlo, nel secondo la cifra, dedotta attraverso l'analisi dei messaggi, è stata di ben 1.520.000 euro. Il metodo? La Lin saliva sul volo senza imbarcare il bagaglio. A questo ci pensava direttamente Kui Wen Zheng. Lei lo recuperava una volta giunta a destinazione.

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LA "BUYER"

Altro personaggio di rilievo è la nipote del cinese, di cui l'uomo si fidava. Lishuang Pan, 36enne, finita in carcere, oltre ai bonifici, acquistava presumibilmente con i soldi da "ripulire" merce di alto valore che veniva spedita in vari modi in Cina e per la quale, una volta consegnata a personaggi ignari ma benestanti a tal punto da poter spendere molti soldi solo per una borsa, otteneva indietro tramite bonifico il dovuto. In questo modo la valuta "sporca" lasciava sotto altra forma il Paese.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 11:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA