Un finto incidente, con tanto di testimone, per allontanare l'uomo da casa e poi il blitz per liberare le vittime. Così i vigili urbani del gruppo Eur e gli agenti di polizia del distretto Appio, hanno salvato Anna e i suoi genitori. La ragazza, 30enne di origini ucraine, finita nella spirale dei maltrattamenti domestici: per anni il marito, dopo averle sottratto i documenti e lo stipendio che guadagnava come parrucchiera, ha abusato di lei nel loro appartamento a La Storta. Abusi che ha sopportato fino a quando per scappare dalla guerra in Ucraina, ha accolto i suoi genitori. La coppia è fuggita dalla guerra ma è finita in un altro dramma. L'uomo infatti ha iniziato a maltrattare anche loro con violenze verbali e fisiche: mentre Anna era a lavoro, erano costretti a restare in camera da letto chiusi a chiave.
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LA RICHIESTA DI AIUTO
«Quando lo scorso settembre ho incontrato Paolo su Facebook stavo attraversando un momento di grande di sofferenza. Ero terrorizzata e solo dopo alcuni mesi ho raccontato ciò che stava accadendo in casa. È un vigile urbano e non appena ha avuto il quadro della situazione mi ha convinta e supportata in tutte le fasi successive» racconta Anna che oggi vive un'altra vita. L'agente della polizia Locale, in accordo con i colleghi del comando Eur, ha fatto convocare l'uomo perché sospettato di essere coinvolto in un incidente con auto pirata: «Deve venire per degli accertamenti». Una scusa, un escamotage per guadagnare tempo. Non appena è stato contattato si è infatti presentato negli uffici della Municipale. Ma mentre i vigili procedevano con il finto controllo, i poliziotti erano già a casa di Anna per assicurarla alle cure del centro antiviolenza insieme ai genitori. «Mio marito - spiega la vittima - mi controllava in tutto, non avevo alcuna possibilità di allontanarmi senza destare sospetti. Mi aveva sequestrato i documenti e non avevo i soldi perché ogni mese mi requisiva tutto ciò che percepivo. Ero senza via d'uscita e troppo spaventata per denunciare formalmente quanto stava avvenendo». Quando gli agenti del commissariato Appio sono arrivati nell'appartamento a La Storta, hanno aiutato la giovane e i genitori a prendere lo stretto necessario: «In pochi minuti -racconta Anna- eravamo fuori da quella casa che era diventata una prigione. Eravamo terrorizzati e traumatizzati».