La cosa più inconsueta e forse bizzarra è la televisione incassata nel muro del bagno, proprio di fronte alla vasca con idromassaggio.
L'ANNUNCIO
«L'immobile non si può visitare perché al momento è in corso una trattativa». Risponde così l'impiegato dell'agenzia che ha ricevuto mandato, ormai mesi fa, per la vendita dell'appartamento dove viveva Giandavide De Pau, il 51enne in stato di fermo con l'accusa di triplice omicidio volontario aggravato per i delitti delle due prostitute cinesi e di quella colombiana, massacrate forse con un coltello da cucina che ieri è stato trovato nell'auto dell'uomo. Chissà se alla fine la trattativa andrà in porto. Ieri mattina anche un'inquilina lo domandava al portiere del signorile stabile alla Balduina, dove risiedono professionisti ed anche un ex ministro dell'Interno: «Riusciranno a venderla?».
Killer Roma, a casa di Giandavide De Pau alla Balduina, i vicini: «Faceva la bella vita»
Per ora l'annuncio su alcuni siti che si occupano di compravendite immobiliari è stato rimosso. Ma la casa per chi l'acquisterà è molto bella. Ben 150 metri quadri, piano terra, nove stanze e una richiesta di 530 mila euro. Qui, dietro una porta in legno di mogano, (naturalmente blindata) De Pau ha trascorso almeno gli ultimi cinque anni. «La casa è in vendita», raccontava sabato mattina la sorella in quel di Ottavia, periferia Ovest di Roma. Altro contesto, altro scenario. Ma lei, Francesca, che ha chiamato i carabinieri della stazione Monte Mario per denunciare il sospetto nutrito su Giandavide e il suo coinvolgimento nei delitti, con gli impicci del fratello non ha mai voluto avere nulla a che fare. Neanche con i benefici che questi avrebbero fruttato.
Già molti mobili sono stati portati via nei giorni precedenti alla mattanza quando ormai Giandavide da questo appartamento faceva avanti e indietro: lo stava lasciando e una settimana fa sembrava ormai questione di giorni. Tra quelle mura, l'uomo accusato del triplice omicidio, riceveva amici e conoscenti in un «gran via vai - ricordavano i vicini - che dimostrava come sì, De Pau faceva la bella vita». Tipo «losco» ma pure «da night club», puntualizzava un vicino che senza voler cadere in uno scontato cliché aggiungeva pure: «Sembrava vivesse senza troppi scrupoli morali».
LA STANZA PRINCIPALE
Il salone, la stanza più bella dell'appartamento (dotato di antifurto volumetrico e perimetrale) era impreziosito da numerosi tappeti, con una maestosa lampada in stile liberty non distante da una finestra. Tv al plasma attaccato alla parete principale, una spada sul muro, una libreria su misura ma pochi libri sugli scaffali. Solo un volume sul cinema di Sergio Leone adagiato sul tavolino di fronte a poltrone e divano. Da questo appartamento De Pau entrava e usciva molto spesso in compagnia. Ai vicini, a stento, concedeva un saluto e uno di loro domenica rimarcava: «Quando in un palazzo che non è grandissimo sai tutto di tutti ma nulla di uno solo, qualche sospetto ti viene». Meccanismo incondizionato, prevenuto, e sì, in forza a quei cliché che si vogliono allontanare ma che poi, vedendo come è finita, forse non sono poi totalmente errati. Da questa casa il 51enne è uscito giovedì mattina intorno alle nove, non è più rientrato perché - stando all'accusa - ha prima ucciso la prostituta colombiana in via Durazzo e poi le cinesi in via Riboty perdendosi tra la droga e la confusione. Di conseguenza, l'immobile non è rientrato nell'interesse investigativo. E infatti nessuno dei condomini ricorda l'arrivo della polizia.
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