Il killer delle prostitute/Morte e già dimenticate: nessuno conosce i veri nomi di Anna e Sofia

Lunedì 21 Novembre 2022 di Emiliano Bernardini e Flaminia Savelli
Il killer delle prostitute: le vittime. Morte e già dimenticate: nessuno conosce i veri nomi di Anna e Sofia

Ombre cinesi.

Due corpi ancora senza nome né identità. Anche le due rose rosse lasciate ieri sera sul portone della palazzina di via Augusto Riboty dove sono state uccise, non sono accompagnate da un biglietto. Anonime come le due vittime. Di loro restano solo i nickname usati sui siti d’incontri: Anna e Sofia. E il prezzo 50 euro a prestazione. Ma gli investigatori sarebbero vicini a una svolta per dare un nome e un cognome alle vittime del killer. La traccia seguita arriva dall’appartamento dove sono state barbaramente uccise.

L’intestatario è stato, infatti, ascoltato a più riprese pure ieri: tra le sue carte i poliziotti potrebbero aver trovato i veri nomi di Anna e Sofia. Non c’erano documenti e per questo stanno incrociando i dati. I parenti non sanno o non possono reclamare i corpi. Chi le gestiva invece, ha tutta l’intenzione che di loro non si parli più. Il business deve andare avanti e l’oblio deve cadere in fretta sulle ragazze. Vittime casuali della furia omicida di Giandavide De Pau, il killer di escort finito in manette venerdì mattina, 48 ore dopo la mattanza. «Non facevano parte della nostra comunità» risponde Lucia Hui King, portavoce della comunità cinese a Roma. Tradotto: erano arrivate in Italia illegalmente. «Nessuno di noi le conosce. Nemmeno il consolato si è mosso ufficialmente». Ma come è possibile che non si riesca a dare dignità, almeno nella morte, a queste due ragazze? «Ripeto, non le conoscevamo». Alla fine però si lascia scappare una frase sibillina: «Chi sa non parla».

 
LE RICERCHE
La comunità cinese è molto chiusa. Rigidi codici. La più anziana delle due, la mamasan, viveva in via Riboty da più tempo. Una presenza fissa. E’ lei quella che i condomini vedevano di rado uscire per andare a fare la spesa. Sortite fugaci per non dare nell’occhio. Diverso il discorso per la ragazza più giovane che lì era arrivata da poco. Il sistema della gestione delle case di appuntamenti prevede continui cambi per evitare i controlli della forze dell’ordine. Foto e nomi sui siti restano gli stessi. Spesso le immagini sono false e chi a via Riboty c’è stato per consumare un’ora di sesso a pagamento riferisce che nessuna delle ragazze che apparivano sul sito poi erano quelle che aprivano la porta al primo piano del civico 28. Dall’alba al tramonto chiuse in quell’appartamento. L’intestatario dell’affitto risulta un altro cittadino cinese. Possibile che la casa fosse stata subaffittata. Comunque una traccia per risalire alle vere identità di Anna e Sofia. 


CENTRO
MASSAGGI
La pista che stanno seguendo gli inquirenti per risalire all’identità delle due vittime cinesi porta al centro massaggi di via Riboty 20. Il sospetto è che a gestire gli appuntamenti dove si sono consumati i delitti e del centro ci sia un’unica regia. E che il nome delle due vittime possa quindi saltare fuori anche tra le carte del locale che, dopo una breve chiusura, è tornato in attività. La scritta al neon “Centro massaggi aperto” è rimasta accesa per tutta la giornata fino alle 20. «Questo signore che hanno arrestato non lo conosco, non l’ho mai visto» risponde in un italiano stentato Jo, all’ingresso del centro massaggi dove sono tornati anche i clienti: «Sono un cliente abituale da anni ormai» ammette uscendo a passo svelto, un uomo distinto in abiti eleganti: «Chiedo solo dei massaggi - precisa il cliente - in questo posto trovi delle ragazze serie e professionali». Anche lui conferma: «Spesso cambiano, ma l’accoglienza è la stessa». 

 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 03:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA