Rieti, ex postina, parla Tamara Cipriani: «Mio marito non avrebbe mai fatto del male alla zia Silvia»

Sabato 15 Ottobre 2022 di Emanuele Faraone
Tamara Cipriani

RIETI - Ieri, a Roma, la lunghissima giornata di esami di genetica forense sui resti ossei attribuiti a Silvia Cipriani, alcuni dei quali si sono poi rivelati non umani.

La mattina è stata dedicata all’autopsia scheletrica nonché ad accertamenti di antropologia e deontologia forense, mentre nel pomeriggio si è passati all’estrapolazione del dna dai tessuti ossei. Resta difficile risalire all’origine della persona. Mercoledì prossimo, sempre a Roma, sarà la Fiat Palio di Silvia Cipriani a finire sotto la lente di esami scientifici e di laboratorio, per valutare eventuali altri dna oltre a quello dell’ex postina e la presenza o meno di tracce biologiche.

L'intervento. Erano passate tante lunghe settimane di silenzio. Ieri Tamara, moglie di Valerio Cipriani, indagato dalla procura per omicidio volontario, è tornata a parlare (e spiegare) molti aspetti dell’intera vicenda. I toni sono addolorati e commossi perché ora, alla luce dei nuovi riscontri investigativi, anche loro - che sempre avevano accreditato l’ipotesi di un tragico incidente o di un fatale destino - hanno mutato prospettiva sugli scenari inizialmente ipotizzati. Anche sugli aspetti strettamente legati agli averi di Silvia che, evidentemente, non conoscevano fino in fondo: «Non ci aspettavamo quanto accaduto e siamo addolorati. Valerio farebbe del male a una mosca né, tanto meno, a sua zia - racconta Tamara a “La vita in diretta” su Rai 1. - Era la parente più prossima rimasta e le era molto legato. Valerio piange sempre ed è addolorato per non aver protetto sua zia. Mio marito non c’entra è una persona buona d’animo, un gigante buono». Poi ancora sull’aspetto economico: «A questo punto pensiamo tutto, tutto è possibile, qualcuno potrebbe aver ipotizzato che fosse ricca. Io stessa pensavo che avesse pochi soldi sul conto corrente e poi scopro ora del libretto postale. Un movente economico rispetto a mio marito è da escludere, zia Silvia voleva anche donarci la casa di Rieti e non l’abbiamo voluta. È tutto surreale». Parole che arrivano dopo un lungo silenzio: «Lei era un punto forte della famiglia, è stata la prima persona che abbiamo chiamato quando sono rimasta incinta. Posso essere stata aggressiva, ma l’ho fatto per proteggere la figura di zia Silvia, mio marito e mio figlio». Infine l’appello: «Ci chiediamo tutti i giorni chi può averle fatto del male - chiude Tamara - ma non abbiamo risposte. Era una persona mite, nessuno le voleva male. Spero che la procura e la questura arrivino alla verità e chiunque sappia deve parlare: Silvia non aveva un solo motivo per arrivare fino a lì, in quel luogo sperduto». Intanto rimangono tanti retroscena: Silvia, oltre ad essere una donna in salute e presente a se stessa, era una donna pragmatica e di buona manualità. Tutti la ricordano guidare la sua Fiat Palio veloce e spedita, tanto che erano piuttosto frequenti le multe per violazione al Codice della strada in cui incappava e che arrivavano direttamente al nipote Valerio, intestatario e proprietario del veicolo. Era solita andare da sola per i boschi di Cerchiara e Morini con la motosega a fare legna da ardere. Sapeva come muoversi in un bosco e, sicuramente, non avrebbe avuto problemi o particolari apprensioni nel percorrere quella strada sterrata e disconnessa in quel luogo così defilato e impervio. Cosa poi sia accaduto è, al momento, un mistero. Il nipote Valerio, se da una parte è sereno rispetto all’inchiesta della magistratura reatina, rimane un uomo sofferente e destabilizzato dall’enorme clamore mediatico. Il 42enne, direttore della filiale di Poste italiane in Sabina, è stato visto visibilmente scosso, tanto da arrivare alle lacrime quando è stato avvicinato dai giornalisti.

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