Rieti, un omicidio di ventisette anni fa a Canera e le analogie con l’attualità

Martedì 13 Settembre 2022 di Massimo Cavoli
Le indagini del 1995

RIETI - Due storie, due gialli, che in comune hanno la stessa zona dove sono maturati, quella di Cerchiara, e anche le protagoniste sono due donne anziane. Riaffora, così, nei giorni in cui vanno avanti le indagini della squadra Mobile per risolvere il caso di Silvia Cipriani, scomparsa ormai da settimane insieme alla sua auto, una Fiat Palio, l’omicidio rimasto senza colpevoli di Vincenza Leonetti, la pensionata di 81 anni che alla vigilia di Ferragosto del 1995 fu rinvenuta senza vita all’interno del suo casale di Canera, lungo la via Tancia.

All’inizio i carabinieri ritennero plausibile la tesi della caduta, forse causata da un malore, in seguito alla quale aveva sbattuto violentemente la testa sul pavimento riportando gravi lesioni, ma l’autopsia effettuata dal perito nominato dalla procura svelò, invece, un’altra verità: la pensionata era stata colpita ripetutamente alla testa con un’arma acuminata, forse un coltello o un ferro, che gli provocò profonde ferite al cranio, mai però ritrovata.

La vicenda. Un’indagine iniziata subito in salita perché, come nel caso della Cipriani, anche la Leonetti, vedova e senza figli, conduceva una vita modesta, potendo contare su una pensione di 620mila lire al mese, e non aveva nemici (le tante testimonianze raccolte su questo punto risultarono concordi, come anche quelle sul fatto che non furono avvertite urla o liti provenienti dalla casa della donna), per cui apparve subito priva di spiegazioni quell’aggressione subita dalla vittima. Ma, dopo oltre due anni di indagini, coordinate dal pubblico ministero Pietro Ferrante, si arrivò all’inevitabile richiesta di archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti. Non senza, però, aver battuto tutte le piste, compresa l’effettuazione dell’esame del Dna che riguardò alcuni soggetti che avevano rapporti con la vittima (fu necessario, per questo, iscriverli nel registro degli indagati in occasione dell’incidente probatorio disposto dal Gip), per comparare il loro sangue con le macchie ritrovate nella camera da letto. 
L’esito si rivelò negativo, come pure ogni altra ipotesi battuta dai carabinieri. In rapida successione, perse subito consistenza la tesi dell’eredità, legata all’intenzione della Leonetti di vendere il casale (valore non superiore a 70 milioni di lire) per trasferirsi a Gamagna di Fiamignano, dove viveva un nipote risultato completamente estraneo all’omicidio, come anche quella della rapina, in quanto i pochi oggetti d’oro della pensionata e una piccola somma di denaro non furono rubati. Neppure le ipotesi di un maniaco o di una vendetta trovarono riscontri. L’unica certezza del caso Leonetti, alla fine, fu l’orario in cui venne commesso il delitto: le dieci di sera, quando l’anziana si stava preparando per andare a letto. Troppo poco per dare volto a un assassino rimasto nell’ombra.

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