RIETI - Disabile morta a Cascia, arresti domiciliari per la badante.
Gli accertamenti. I militari dell’Arma, ieri mattina, hanno effettuato perquisizioni nella casa famiglia che avrebbe dovuto ospitare le due donne, che invece erano state spedite nella frazione montana di Cascia, dove vivevano da invisibili. Sulla carta, infatti, erano ospiti della struttura individuata dai servizi sociali, ma di fatto erano confinate in una zona di montagna, lontano da ogni riferimento, dove nessuno le conosceva e dove, molto verosimilmente, erano anche sprovviste di assistenza sanitaria e sociale. Non solo. Secondo quanto emerso in queste prime settimane, le due donne venivano anche ripetutamente percosse. Quella, infatti, che per semplicità viene definita la badante, ma che sulla carta non aveva a quanto pare alcun titolo per assistere le due pazienti fragili, pare le picchiasse. A volte a mani nude, altre con l’ausilio di oggetti domestici di vario genere, dal manico della scopa a una corda.
I sospetti. I sospetti sono sorti per la presenza di numerosi lividi sia sul corpo della Canini che dell’altra donna e sono stati confermati dal racconto della sopravvissuta, sentita una prima volta in ospedale e la seconda in modalità protetta, in presenza di un medico. A configurare l’ipotesi di maltrattamenti anche «l’imposizione di condizioni abitative di estremo degrado ed insalubrità», come le ha definite la Procura. Quando a Onelli, lo scorso 15 febbraio, allertati dalla badante, sono arrivati i soccorsi nel vano tentativo di salvare la Canini, la situazione che si è presentata è stata a dir poco inquietante. Basti pensare che nell’abitazione era staccato il contatore dell’energia elettrica. Le tre donne, quindi, vivevano senza corrente: si scaldavano con la sola stufa a legna, mentre per cucinare veniva utilizzata una bombola a gas. L’indagine, ovviamente, non è ancora terminata e sembra allargarsi sempre più al contesto in cui è maturata questa storia che restituisce un quadro di profonda solitudine e di estrema marginalità.
Ieri è stata perquisita anche l’abitazione della 68enne indagata, probabilmente nel tentativo di ricostruire i legami con la struttura e il suo ruolo effettivo. Dalla perquisizione, tuttavia, non sarebbero emersi elementi di particolare interesse investigativo.
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