Migranti, affondo di Mattarella: no a nuovi muri

Giovedì 14 Aprile 2016 di Fabio Morabito
Migranti, affondo di Mattarella: no a nuovi muri
«Le barriere che dividono l'Europa sono una zavorra che ne appesantisce il cammino». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha suggerito quest'immagine per apprezzare la decisione della Commissione europea di rimproverare Vienna. L'Austria ha infatti annunciato di aver cominciato i lavori per una recinzione anti-migranti sul valico del Brennero. «Tornare indietro da Schengen - ha aggiunto Mattarella - sarebbe un atto di autolesionismo, per tutti». Schengen è la cittadina del Lussemburgo che dà il nome alle norme che regolano la libera circolazione in 26 Paesi europei. «Non basteranno i muri e le barriere a proteggerci - ha insistito il Presidente - se l'Europa non farà passi avanti come progetto comune. Abbiamo lavorato settant'anni per abbattere i muri che dividevano l'Europa: non lasciamo che rinascano».

IL PROBLEMA HOFER
La parole di Mattarella fanno seguito a quelle, altrettanto chiare, del Commissario europeo all'Immigrazione, il greco Dimitri Avramopoulos: «Costruire una barriera tra Italia e Austria è sicuramente una soluzione sbagliata». La replica di Vienna all'arrabbiatura di Bruxelles, è nel tenore di voler prendere tempo («spiegheremo tutto»). E questo confermerebbe un sospetto diffuso, e cioè che il governo austriaco avrebbe alzato la voce sull'emergenza migranti perché in agenda, a fine mese, ci sono le elezioni presidenziali, con il candidato della destra liberalnazionale, Norbert Hofer, dato dai sondaggi al ballottaggio. Del “muro” (che poi naturalmente muro non è, si tratterebbe di una recinzione) sono teoricamente cominciati i lavori due giorni fa, ma in modo così poco convinto da far sperare, appunto, in ragioni contingenti di politica interna.

Ieri una qualche giustificazione Vienna ha provato a darla: la recinzione non avrebbe lo scopo di fermare i migranti, ma di convogliarli verso le postazioni di controllo. «Misure compatibili con Schengen». Seguirà, ha annunciato il ministro dell'Interno Johanna Mikl-Leitner, una lettera di spiegazioni. Il rischio, per Vienna è di una procedura d'infrazione. Che non è una cosa drammatica in sé (a carico dell'Italia ce ne sono decine) ma che sulla crisi dei migranti rappresenterebbe un'altra crepa nella solidità dell'Unione europea. In un punto nevralgico, il Brennero, che però è passaggio di transito commerciale (due milioni di Tir all'anno) più che un tratto permeabile a un'eventuale ondata di richiedenti asilo. Ma da alcuni giorni l'Austria sostiene che il flusso di migranti che approderanno in Italia nel 2016 - 300mila gli arrivi previsti - raddoppierà, finendo con il premere sui confini. Roma ha protestato, anche perché questa decisione contrasta con la collaborazione avviata tra i due Paesi, compresi i pattugliamenti comuni.

IL RISCHIO GREXIT
La crisi del Brennero, quindi, va a complicare un quadro che è già una sequenza di emergenze. Che possono aggravarsi: «In Libia ci sono un milione di potenziali migranti» sostiene il generale Paolo Serra, consigliere militare dell'Onu. L'Unione europea, che ha criticato Vienna, è stata ancora più energica con la Grecia, che rischia addirittura l'espulsione, e non solo per l'emergenza migranti ma anche per il piano economico che costringerà il Parlamento a legiferare nei prossimi giorni su taglio delle pensioni, più tasse, pignoramento della prima casa.
L'ultimatum alla Grecia per nuove misure sui migranti è di 12 giorni. Mentre al campo profughi di Idomeni, in territorio greco al confine con la Macedonia, la tensione è ancora forte. La polizia macedone anche ieri ha sparato gas lacrimogeni contro i disperati che cercavano di passare la frontiera.

 
Ultimo aggiornamento: 09:13