Il giorno dopo la strage di Monaco il simbolo del dolore dell'intera città è Naim Zabergja, immigrato dal Kosovo, che mostra la foto del figlio ucciso, in piedi davanti al luogo della sparatoria. Attorno è un pellegrinaggio continuo di gente che porta fiori e candele, ripreso dalle telecamere di tutto il mondo.
Costruito in un quartiere popolare, con alti edifici dove abitano molti immigrati, lo shopping center Olympia, nota anche come Oez, è un punto di ritrovo per gli abitanti della zona. Molti di quelli che oggi vi depongono i fiori, erano ieri qui a passeggio. Fra loro c'è un papà curdo che arriva assieme al figlio di 3 anni per portare una candela. Ieri era con il bambino al centro commerciale e teme che il piccolo sia rimasto scioccato.
«Abito dietro l'angolo, ho portato via mio figlio il più presto possibile - ha raccontato - ho visto i feriti, ho visto i morti che perdevano sangue. Ho parlato con la madre di un ferito per rassicurarla, ma suo figlio diceva : 'sto morendo, non voglio morire', ed è stato troppo per me». Erwin Tieslau e la sua fidanzata stavano tornando a casa quando è cominciata la sparatoria. Alcuni passanti hanno cercato rifugio nel garage e loro li hanno accolti in casa. Oggi sono venuti a portare fiori. Altri hanno pensato a ringraziare i poliziotti, con un cartello dove c'è scritto: «Grazie per aver evitato il peggio».