Navi in fiamme: dall'Heleanna alla Scandinavian Star. E i parenti delle vittime della Moby Prince aspettano giustizia

Domenica 28 Dicembre 2014
Navi in fiamme: dall'Heleanna alla Scandinavian Star. E i parenti delle vittime della Moby Prince aspettano giustizia
​ Tra i più gravi incendi divampati sui traghetti, quello con il maggior numero di vittime in acque italiane, è stato il disastro del MOBY PRINCE avvenuto la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al largo del porto di Livorno. Le fiamme, il fumo e l'alta temperatura, causarono la morte delle 140 persone a bordo. Si salvò solo il mozzo Alessio Bertrand. Nei soccorsi ci furono ritardi e l'inchiesta fu molto difficile, costellata da omissioni e false piste.



Tragico anche il bilancio dei tre incendi dolosi scoppiati la notte tra il 6 e il 7 aprile 1990 a bordo dello SCANDINAVIAN STAR, un traghetto danese in navigazione nello stretto di Kattegat (mare del Nord) fra Oslo e Frederikshavn, in Danimarca. Le fiamme, il fumo e il panico uccisero 158 persone, su circa 600 che erano a bordo. Fra le vittime fu trovato un cittadino danese che aveva subito quattro condanne per aver appiccato incendi.



Sulla stessa rotta del Norman Atlantic, il 28 agosto del 1971, si verificò un incendio a bordo della nave HELEANNA per una fuga di gas dai locali della cucina. La nave, diretta verso Ancona con 1174 passeggeri (circa il doppio dei 620 consentiti) e circa 200 autovetture, era a 25 miglia a nord di Brindisi.

Delle dodici scialuppe di salvataggio più della metà avevano gli argani bloccati e non poterono essere calate in mare. Di quelle calate, una, a causa dell'eccessivo affollamento, si ribaltò. L'incidente provocò più di 20 morti di diversa nazionalità, tra cui italiani, francesi e greci, e circa 270 feriti.



Più recentemente, il naufragio che ha causato maggior commozione - per i tanti studenti che erano a bordo - è stato quello del SEWOL del 16 aprile 2014 nelle acque della Corea del Sud. Morirono 295 persone e 9 dispersi su 476 persone a bordo. I sopravvissuti sono stati 172. Il traghetto era stato caricato tre volte in più rispetto alla sua capacità. Una manovra azzardata della inesperta timoniera provocò l'inizio dell'inabissamento. L'equipaggio non fu all'altezza. Il comandante e gli ufficiali abbandonarono la nave. Al processo nessun avvocato volle difenderli. I soccorsi furono molto difficili per il mare in tempesta e mal coordinate, l'opinione pubblica insorse. Ci fu una raffica di dimissioni. Il proprietario del traghetto, latitante, morì. Forse suicida.



Il naufragio della nave passeggeri di più grosso tonnellaggio è stato invece quello della COSTA CONCORDIA avvenuto in acque italiane la sera del 13 gennaio 2012 durante una crociera nel Mediterraneo, in prossimità dell'Isola del Giglio: 32 i morti causati dalla pessima gestione dell'emergenza dopo l'urto con gli scogli. È in corso il processo al comandante Francesco Schettino accusato anche di aver abbandonato la nave.





Intanto l'incendio della Norman Atlantic ha riportato l'attenzione sulla tragedia della Moby Prince grazie a una lettera aperta al premier Matteo Renzi inviata alla vigilia di Natale per sollecitare di nuovo una sua presa di posizione esplicita per «dare finalmente giustizia e non dimenticare i 140 morti innocenti» del Moby Prince, uccisi a bordo dal rogo esploso dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno il 10 aprile 1991.



L'ha scritta Luchino Chessa, uno dei figli del comandante del traghetto in rappresentanza dei familiari delle vittime. «Si avvicina il Natale - scrive Chessa - e come ogni anno noi lo festeggeremo portandoci dentro il dolore perpetuo per i propri cari, figli, madri, padri, fratelli e sorelle, morti, dopo atroci sofferenze, su un traghetto ridotto in una bara incendiata. Come ogni anno, oltre al ricordo doloroso dei nostri cari, dobbiamo vivere il Natale e le feste con l'amarezza di non avere ancora avuto giustizia».



Poi, Chessa affronta la questione della commissione parlamentare d'inchiesta invocata da mesi dopo le recenti proposte di legge presentate in Parlamento e si rivolge direttamente a Renzi: «Le ho già chiesto un appoggio ufficiale alla nascente commissione parlamentare di inchiesta, il cui iter ha avuto un evidente rallentamento e che in ogni caso nascerebbe con durata limitata a soli due anni e con un budget insignificante, impossibile per renderla realmente funzionante.
Purtroppo non mi ha mai risposto. Mi rendo conto che ha molteplici impegni istituzionali, internazionali, di partito, ma spero che nei prossimi giorni, anche domani che è la vigilia di Natale, si metta la mano sul cuore e tra un'intervista, un dibattito, un intervento riesca a trovare uno spazio di poche parole per ricordare 140 innocenti morti tragicamente e ancora in cerca di giustizia. Un Paese che dimentica il passato non può essere definito democratico e lei che da quasi un anno si proclama paladino del cambiamento non lo deve dimenticare».
Ultimo aggiornamento: 20:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA