L’eticità del lavoro per debellare il capolarato

Domenica 12 Novembre 2017 di Livia Pomodoro*
Non pensiate che i diritti del lavoro siano sospesi solo d’estate. Nonostante i nuovi strumenti di deterrenza – per lo più legislativi: come la recente legge sul caporalato (L.199-2016)  - il “lavoro nero” così come quello “irregolare”, tocca infatti non solo, e ancora, percentuali importanti (il 34%) nel nostro Paese, ma prospera tutto l’anno. Se è vero che i dati di cui disponiamo rivelano, lungo 9 mesi dell’anno, addirittura un 68% quanto meno di irregolarità tra le quasi 15mila aziende sottoposte a controllo.

Ed è questo – come si sa – il risultato di un’indagine avviata dall’Arma dei Carabinieri e dall’Ispettorato del Lavoro che ha portato a setacciare la posizione contrattuale e previdenziale di circa 44mila lavoratori. Ma non c’ è solo Italia. Anche la situazione europea conosce ombre a cominciare dalla difficoltà di trovare una definizione comune e condivisa del concetto di “sfruttamento del lavoro” (labour exploitation). Da qui, per poter coprire e valutare la complessità dei singoli casi, si doveva poter ricorrere ad un concetto specifico, che abbiamo individuato in quello di continuum di sfruttamento.

L’obiettivo, quello di consentirci di identificare, nella relazione che presiede il lavoro agricolo, forme diverse: dall’estremo negativo, rappresentato dal “lavoro forzato”, alla legalità virtuosa che caratterizza l’estremo positivo opposto, il lavoro dignitoso, entrambi considerati come valori estremi del continuum stesso. E di offrire strumenti giuridici omogenei per combattere il “lavoro nero” in Europa e cominciare a corrispondere alle crescenti aspettative che i mondi della politica e dell’economia, così come la società civile, hanno riposto nella varietà di strumenti efficaci da adoperare nel contrasto allo sfruttamento del lavoro.

Ho sempre creduto che accanto e, a volte, oltre gli strumenti repressivi una buona terapia sociale possa derivare dalle buone pratiche. Tra queste, il Milan Center for Food Law and Policy, nella ricerca europea che presenterà martedì a Roma, alla stampa estera, mira a localizzare quelle che potrebbero essere considerate non tanto le migliori in assoluto, quanto piuttosto quelle più facilmente replicabili. Individuate, attraverso una lente ad hoc: il Be-Aware assessment system (BAS) che coniuga diversi criteri di valutazione.

Sono 6, per la precisione, le categorie di valore che dovrebbero appunto misurare: l’impatto sul lavoro, l’innovazione, il lavoro adeguato (devent work), l’approccio multilaterale, l’accesso ai dati e il controllo. E misurare così l’efficacia o meno delle iniziative sviluppate in funzione del contrasto allo sfruttamento del lavoro. Il Milan Center for Food Law and Policy ha iniziato a costruire questo sistema di valutazione dei progetti alla fine della primavera 2017.

Successivamente, dopo la presentazione, a maggio, presso il Parlamento Europeo ed il suo Presidente, Antonio Tajani, nel luglio 2017, abbiamo presentato le prime ipotesi di lavoro ad una piccola comunità di esperti, durante un workshop a porte chiuse. Il progetto – che gode dell’importante supporto di Coop - mira a raccogliere e valutare le buone pratiche contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura intraprese dagli stakeholders in diversi paesi europei.

Quattro sono risultate le migliori iniziative, provenienti da Italia, Francia e Spagna Tra queste, in Italia, il “Progetto Trentino Frutticolo Sostenibile” e “Buoni e Giusti” una campagna per promuovere l’eticità delle filiere ortofrutticole a rischio, che ha saputo coinvolgere tutti gli oltre 800 fornitori di ortofrutta (nazionali e locali) di Coop, che operano con oltre 70.000 aziende agricole. Tutti i fornitori di orto frutta (nazionali e locali) hanno aderito ad un codice etico firmando una lettera di adesione. L’eticità del lavoro diviene così la piattaforma di un nuovo marketing che interpreta e anticipa la nuova relazione con il cibo ed i suoi prodotti all’insegna della responsabilità sociale e dei suoi imperativi.

Il bel video Altri Raccolti (una produzione del River Journal Project, collettivo di giornalisti indipendenti) anticipa il lavoro futuro per documentare buone pratiche su cinque diverse filiere italiane e diviene così parte integrante della nostra ricerca. Se dunque è vero che il caporalato non balla una sola estate è anche vero che un nuovo vento di legalità, sospinto dalle imprese, potrebbe soffiare tutto l’anno.

*Presidente Milan Food
Law and Policy
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