Youtuber, la stretta del governo: fino a 5 anni per l’istigazione sul web

Esecutivo al lavoro sull’introduzione di una nuova fattispecie di reato. Il sottosegretario Ostellari: «Arginare l’emulazione di chi compie bravate»

Lunedì 19 Giugno 2023 di Francesco Malfetano
Youtuber, la stretta del governo: fino a 5 anni per l’istigazione sul web

Un reato ad hoc per punire chi, maggiorenne o meno, «esalta condotte illegali» o «istiga alla violenza» postando dei video sui social e guadagnando attraverso le piattaforme digitali. È la linea dura su cui sta ragionando l’esecutivo di Giorgia Meloni, anche per evitare che possano ripetersi ancora tragedie come quella che pochi giorni fa a Casal Palocco, a Roma, è costata la vita al piccolo Manuel. Il “contenitore” adatto per un provvedimento di questo tipo del resto esiste già. Ed è quel disegno di legge “anti-baby gang” voluto fortemente dalla Lega di Matteo Salvini che è appena stato incardinato in Commissione Giustizia al Senato e che, nelle intenzioni del Guardasigilli Carlo Nordio, è destinato ad essere parte integrante di quella “Fase 2” della sua riforma che si auspica vedrà la luce entro la fine di quest’anno. 

L’intervento

A spiegarlo è il sottosegretario leghista di via Arenula Andrea Ostellari: «Il contrasto alla produzione e diffusione di video che esaltino condotte illegali è uno dei suoi punti qualificanti» del disegno di legge. Il testo è stato cioè pensato per rispondere «a un fenomeno emergente» che riguarda minorenni che istigano alla violenza o a commettere reati attraverso i canali digitali. Alla luce del riflettore acceso (di nuovo) dalla tragedia di Casal Palocco e dalle sfide estreme postate in rete per ottenere qualche like senza tener conto dei rischi, ora si ragiona sull’estensione della fattispecie di reato prevista per i minori nel ddl a «tutte le condotte illegali che vengano riprese e celebrate attraverso l’uso dei social, benché compiute da persone adulte, da cui ci si aspetterebbe una maturità che evidentemente non è scontata». 
Non è quindi possibile escludere un vero e proprio giro di vite che modificherebbe l’articolo 414 del codice penale prevedendo una nuova fattispecie di reato.

E cioè quello relativo all’istigazione a delinquere e all’apologia mediante strumenti digitali, per cui sarebbero previste pene da uno a cinque anni per tutti, maggiorenni e minorenni. «La ratio dell’intervento - conclude Ostellari - è evitare l’”effetto moda” generato da chi compie bravate sul web».

L'emulazione

Che si tratti di minorenni o giovani appena maggiorenni il fenomeno dell’emulazione di comportamenti illegali o pericolosi, appare oggi in forte crescita. Stando ad uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità tra gli studenti di età tra gli 11 e i 17 anni il 6,1% dei ragazzi hanno partecipato almeno una volta nella vita a una sfida social pericolosa. 
Non a caso pochi giorni fa è stata presentata alla Camera anche una proposta legislativa del gruppo parlamentare di Azione-Italia Viva con cui, in sintesi, si punta a regolare sul serio l’accesso a Facebook, Instagram, TikTok e piattaforme varie, a chi ha meno di 13 anni e di permetterlo solo col consenso dei genitori per chi ha tra i 13 e i 15 anni. La proposta, ha spiegato il leader di Azione Carlo Calenda in una conferenza stampa con Mara Carfagna, Elena Bonetti, Giulia Pastorella e Matteo Richetti, nasce dal fatto che «la situazione è molto allarmante. Le famiglie - ha sottolineato Calenda - sono lasciate sole in una condizione in cui di fatto c’è un far west. L’81% degli adolescenti è su Instagram, l’iscrizione ai social comincia dai 11 anni, oltre la metà dei giovani utilizza lo smartphone per più di 3 ore al giorno. E gli effetti sono lo sviluppo della dipendenza, la depressione, la crescita dei disturbi dell’alimentazione e del sonno, il cyberbullismo. Una normativa ci sarebbe già: in Italia si potrebbe eccedere ai social solo dai 14 anni in poi. Ma non c’è nessun tipo di controllo». D’altro canto altri Paesi sono già intervenuti sul punto. Una legge francese approvata a marzo scorso ad esempio «vieta l’utilizzo dei social ai minori di 15 anni senza il consenso dei genitori, obbliga controlli più severi sull’età degli utenti da parte dei social media e prevede pesanti sanzioni per le violazioni in capo ai social media (fino a 1% del fatturato)».

Ultimo aggiornamento: 07:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA