Non lascia, anzi raddoppia Carlo Nordio di fronte a chi lo accusa di sminuire e disdegnare uno strumento - le intercettazioni - risultato decisivo per la cattura dell'ultimo padrino di Cosa Nostra, il super-boss Matteo Messina Denaro.
IL PIANO NORDIO
«Le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta contro la mafia e il terrorismo. Sono fondamentali per la ricerca della prova e per comprendere i movimenti di persone pericolose. Però bisogna cambiare radicalmente l'abuso che se ne fa per i reati minori con conseguente diffusione sulla stampa di segreti individuali e intimi che non hanno niente a che fare con le indagini».
È un dossier scottante, rovente in queste ore. L'arresto del latitante mafioso più ricercato in Italia ha rattizzato i carboni: senza intercettazioni, nessuna cattura, ribadisce chi ha lavorato alle indagini per interrompere una latitanza trentennale. E il dibattito promette di accendersi nelle more di una riforma della Giustizia che lascerebbe intatto il ricorso dell'autorità giudiziaria alle intercettazioni quasi esclusivamente per reati di mafia e terrorismo.
IL CASO MESSINA DENARO
Sotto la lente in particolare sono finite le parole pronunciate dal procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia a margine dell'operazione che ha portato in manette la Primula rossa di Cosa Nostra. «Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia. Sono uno strumento indispensabile e irrinunciabile nel contrasto alla criminalità organizzata e alla mafia», ha detto il capo dei pm palermitani. E sulla stessa scia si è immessa la premier Giorgia Meloni arrivata nel capoluogo siciliano per complimentarsi con le forze dell'ordine: «Le intercettazioni - per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia - sono fondamentali. Uno strumento di indagine di cui non si può fare a meno. Per questo genere di reati nessuno le ha mai messe in discussione».
I DISTINGUO
Versione che Nordio non smentisce, ma anzi conferma. Non senza fare distinguo tra reati gravi, come l'associazione mafiosa, ed altre fattispecie. Nel primo caso, contro le cosche è necessario «coniugare tecnologie, e di questo fanno parte sicuramente le intercettazioni, e il metodo Falcone: una continua ininterrotta analisi di dati finanziari, movimenti di denari, pedinamento e controllo che non può mai essere interrotto», ha spiegato stamattina il Guardasigilli.
Le intercettazioni, riprende il titolare di via Arenula, «sono elementi fondamentali per la ricerca della prova e sono ancora più fondamentali per comprendere i movimenti delle persone». Ma serve una svolta, ribadisce, per interrompere «la diffusione sulla stampa di segreti individuali che no hanno a che fare con le indagini». Nessun passo indietro, dunque. Già lo scorso 7 dicembre parlando in Senato il ministro aveva annunciato di voler procedere con «una profonda revisione della disciplina delle intercettazioni» e di voler vigilare «in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria».