«Voi cosa volete fare, volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi?». Giorgia Meloni, telecamera al seguito, passeggia nell’anticamera della Sala Verde a palazzo Chigi.
Gli interventi
Un vero e proprio taglio del nastro diluito in 54 minuti di monologhi tra “Appunti di Giorgia” (a sera) e video-messaggi inviati alle assemblee nazionali della Cna (al mattino) e di Confindustria Bergamo e Brescia (nel primo pomeriggio). Al di là del premierato il format social è anche l’occasione con cui Meloni mette nel mirino giugno 2024. Non solo perché annuncia ufficialmente sede e data del G7 italiano (13-15 giugno a Borgo Egnazia, nel brindisino), ma anche perché mette in fila tutti i “grandi temi” al centro della campagna elettorale di FdI verso le elezioni europee. E quindi il Piano Mattei («Un progetto serio che rientra in una strategia più ampia del governo»), l’accordo sui migranti siglato con l’Albania («Non si parli di deportazione, ha grande respiro e può diventare modello Ue»), un ruolo “umanitario” nel conflitto mediorientale («Finora forniti aiuti per 16 miliardi») e tante delle misure inserite in Manovra. Esattamente come fatto poche ore prima nei filmati inviati ad artigiani e industriali, Meloni sfoglia i suoi appunti per rivendicare il realismo di chi «non getta risorse dalla finestra», alternando ai buoni propositi, i dati su occupazione ed economia. «Siamo convinti che stato e cittadini siano esattamente come un’azienda, più lavorano bene insieme, più saranno in grado di creare ricchezza» dice. «In 12 mesi abbiamo registrato una serie di record - aggiunge - maggior numero di occupati di sempre, maggior numero di occupati donna di sempre, maggior numero di lavoratori a tempo indeterminato e tasso di occupazione più elevato di sempre, che ha raggiunto il 61,7%. Rispetto a settembre 2022 gli occupati sono aumentati di 512mila unità e di queste 443mila sono permanenti e il tasso di disoccupazione è ai minimi da 14 anni».
La strategia
Quel «non disturbare chi vuole fare» del resto, non è più solo l’esortazione che Meloni continua a ripetere alle imprese ma anche un mantra che la premier sembra ripetere a sé stessa. Che si parli di riforme, migranti, politica estera o del voto per l’europarlamento, la strategia meloniana verso giugno è imperniata solo su di lei. «Il brand Meloni funziona» scandisce infatti chi le sta accanto a chi chiede dell’ipotesi di una sua discesa in campo diretta per trainare i risultati europei. Specie perché, al contrario, non cresce quello di molti dei suoi fedelissimi.
Quel «ci metto la faccia» caro alla premier (nell’ultimo mese lo ha declinato a Lampedusa e a Caivano) e talvolta poco digeribile per gli alleati di governo, in questa fase si traduce in iniziative come il “premier-time” a cui Meloni accetterà di sottoporsi per spiegare in Parlamento alle opposizioni il contestato accordo con l’Albania e in un certo attivismo diventato evidente ieri.
La premier è convinta di essere ad un giro di boa e preme sull’acceleratore per allontanare certi fantasmi. «Non c’è davvero niente che possa buttarci giù soprattutto fin quando c’è il consenso degli italiani» rassicura. E, poi, tornando all’anticamera della Sala verde e alle foto di tutti i premier: «C’è uno spazio vuoto dove comparirà anche la mia foto alla fine del mio mandato, ma ci vuole tempo, almeno 4 anni». Referendum permettendo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout