Incontro spirituale ma soprattutto - come dicono a Palazzo Chigi - è stato un doppio incontro, quello di Giorgia Meloni con Francesco e con il segretario di Stato vaticano Parolin, all’insegna del pragmatismo. Così pragmatico - uniti nella lotta contro la denatalità, è la sintesi secca che si fa nel giro meloniano - che in questo doppio incontro il capo del governo non solo ha fatto conoscere al pontefice la sua famiglia (Andrea e la figlia Ginevra) ma anche la sua squadra di stretti collaboratori.
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Quelli con cui le autorità vaticane si interfacceranno continuamente proprio su questioni di stratta operatività: oltre al sottosegretario a Palazzo Chigi, Mantovano, che Oltretevere è quasi di casa e «grande giurista e grande cattolico», così Meloni lo ha descritto a Francesco che già lo ha visto una volta anni fa, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede (Francesco Di Nitto), il segretario generale di Palazzo Chigi (Carlo Deodato), il capo di gabinetto ( Gaetano Caputi), il consigliere diplomatico (Francesco Talò) e il consigliere militare (Franco Federici).
Il clima cordiale e le foto di gruppo
Clima cordiale, foto di gruppo con il Papa e sintonia tra il premier e Francesco sulle cose che servono all’Italia e non solo all’Italia. Ha avuto un buon ascolto nelle sacre stanze il filo-atlantismo meloniano: meglio essere dalla parte dell’Occidente - si nota da entrambe le parti - che ammiccare a regimi che invadono Paesi sovrani. Dunque, intesa pragmatica sull’Ucraina. Ma soprattutto non è dispiaciuta Oltretevere l’impostazione di Meloni che è quella del più famiglia più Italia. E che coincide con le parole del Papa secondo cui «in alcuni contesti, penso ad esempio all’Italia, è in atto un pericoloso calo della natalità, un vero e proprio inverno demografico, che mette in pericolo il futuro stesso della società».
La famiglia e la lotta alla denatalità
Ecco, in 35 minuti di colloquio, fra Meloni e Francesco, e nello scambio dei doni, nella conversazione affettuosa del Papa con Ginevra («Che cosa scrivi in questo quadernetto che hai portato con te?»), la famiglia e la lotta alla denatalità sono stati tra tutti i temi più forti sul piatto. Quelli in cui il governo, fuori dai vecchi schemi del collateralismo, ben oltre il solco del ruinismo che apparteneva a un’altra epoca quando c’era un altro Papa, ossia Wojtyla di cui Meloni è stata ed è tuttora fervente appassionata), è pronto a dare risposte forti. «L’Italia è destinata scomparire», così si ragiona a Palazzo Chigi, se non si prendono misure potenti: «Serve un piano imponente, anche sul fronte culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità».
Oggi in udienza da Sua Santità @Pontifex_it in Vaticano. Un onore e una forte emozione avere l'opportunità di dialogare con il Santo Padre sulle grandi questioni del nostro tempo. pic.twitter.com/4t59MG4UDA
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 10, 2023
La centralità della famiglia e la lotta dura senza paura - del politicamente corretto e di chi attacca la destra inchiodandola al vecchio motto Dio, Patria, Famiglia - contro la tendenza a non fare figli, che significa anche timore dell’avvenire: su queste due basi, che non significano promettere e scatenare una battaglia contro la legge sull’aborto che sarebbe divisiva in un Paese già troppo lacerato - il governo Meloni ha stabilito in queste ore un patto vincolante, ma anche naturale considerando la cultura di Giorgia che non ostenta rosari e madonne ma è assolutamente cattolica praticante come tutti o quasi i suoi ministri, con la Santa Sede per la quale non conta il colore di un esecutivo e non valgono granché le categorie di destra e sinistra e quel che serve invece è una convergenza di vedute e di soluzioni tra il potere laico e quello ecclesiastico. Una sintonia che in questo caso sembra esserci eccome.
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