Meloni, dai balneari al caro-carburanti fino al Pnrr: la (vera) agenda parte nel 2023

Gran parte di quell'agenda, per cause di forza maggiore, è rimasta chiusa nei primi quattro mesi del centrodestra nella stanza dei bottoni

Lunedì 9 Gennaio 2023 di Francesco Bechis
Meloni dai balneari al caro-carburanti fino al Pnrr: la (vera) agenda parte nel 2023

«Pronti», per davvero. È tutto qui, in questo inizio del 2023, il vero banco di prova per il motto-simbolo della campagna elettorale che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Chiuse le feste, l'agenda del governo conservatore è pronta a ripartire.

 

L'EMERGENZA

O meglio, a partire. Perché gran parte di quell'agenda, per cause di forza maggiore, è rimasta chiusa nei primi quattro mesi del centrodestra nella stanza dei bottoni. Tutti spesi a scrivere giorno e notte, con una corsa contro il tempo, la manovra e il Pnrr per scongiurare l'esercizio provvisorio e le sanzioni da Bruxelles.

Pensioni, flat tax, riforme grandi e piccole? Non c'era spazio: si è presa tutto, o quasi, la crisi energetica insieme all'inflazione. Il conto salato della guerra in Ucraina che pesa sul dorso di famiglie e imprese tra bollette alle stelle e conti da rifare a fine mese. 

Chiusa la prima fase dell'emergenza, ecco aprirsi una finestra per scrivere l'agenda Meloni. La crisi, certo, resta gran protagonista. E non a caso il 2023 si è aperto con un nuovo cruccio per il governo: il caro-carburanti che ha fatto schizzare la benzina alla pompa oltre i 2 euro al litro, perché il 31 dicembre è caduta la proroga degli sconti introdotto dal governo Draghi.

NODO PNRR

E ancora "crisi" è la parola chiave per leggere il dossier Pnrr entrato in una nuova fase: l'attuazione. Non semplice, se è vero che gran parte dei bandi pubblicati dal precedente governo sono da riscrivere, Ue permettendo, vista l'impennata dell'inflazione e i suoi effetti sulle materie prime. In questo filone rientra un altro provvedimento che presto busserà alla porta di Palazzo Chigi: la proroga delle concessioni balneari. Da una parte la categoria (insieme a una parte della maggioranza) che chiede di rinviare al 2024 la messa a gara delle concessioni. Il motivo? L'aumento significativo dei canoni (+25,15%) frutto della variazione dell'Indice Istat annunciata dal Ministero delle Infrastrutture a fine anno. 

 

LE GRANDI RIFORME

Emergenza a parte, il 2023 - questa è la promessa del premier Meloni - sarà l'anno delle riforme. Due le leggi-cardine del programma di governo. La prima: il presidenzialismo. È una priorità, va ripetendo Meloni da settembre, ma sarà anche un "obiettivo di legislatura". La tabella di marcia infatti è lunga. Non solo perché la riforma punta a modificare la Costituzione, e quindi dovrà passare per un complesso iter parlamentare, ma anche perché Meloni stessa ha chiesto un ampio confronto con tutte le forze parlamentari, opposizioni incluse.

Confronto che però stenta a partire: era prevista per inizio gennaio l'inaugurazione di una commissione bicamerale ad hoc ma per il momento nulla si muove. Dall'altro lato c'è l'autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega e del ministro che se ne sta occupando, Roberto Calderoli. Il Carroccio non ha dubbi: bisogna accelerare. E infatti già la prossima settimana il ministro leghista potrebbe chiedere un'approvazione del Cdm al disegno di legge già inviato a Palazzo Chigi. Ma in maggioranza non tutti sono convinti dello sprint. E c'è chi predica calma...

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