ROMA Un’Opa quella di Conte e Grillo sul Pd.
Non tanto quella con Casaleggio, che Conte non vorrebbe nella nuova impresa e Grillo cerca di recuperare alla causa anche se domani Davide lancerà la sua fronda con il Manifesto Controvento, quanto quella dentro il Pd. Non a caso sulle chat e nelle conversazioni dei parlamentari dem monta la preoccupazione. Del tipo: vuoi vedere che Zingaretti, Orlando, Boccia, Provenzano e tanti come loro, non per forza provenienti dai Ds ma affezionatissimi a Conte (con cui Zingaretti è in continuo contatto: «Parla più con lui che con noi», dicono nei dintorni del Nazareno), finiscono per unirsi all’ex premier insieme a Bersani, a Speranza e via dicendo? In alcuni di Base Riformista la preoccupazione (o liberazione?) è questa.
LA RIFONDAZIONE
Quel che è certo è che Conte non vuole presentarsi alle suppletive di Siena dopo l’estate, per entrare alla Camera al posto di Padoan che l’ha lasciata. Il suo progetto guarda più in là ma anche più vicino. A fine mese presenterà il suo progetto di rifondazione di M5S. Sta studiando i partiti europei l’ex premier e specialmente quelli tedeschi. Vuole fare di M5S, e Grillo è d’accordissimo, i nuovi Verdi italiani (tutto green e transizione ecologica). Vuole legare il nuovo partito ai Socialisti Europei e questo sarebbe un modo per attirare chi del Pd vuole andare con lui. Vuole (ma Grillo non è di questo avviso) mettere fuori Casaleggio (o al massimo usare la sua piattaforma Rousseau come service), pur sapendo che Davide ma soprattutto Dibba e gli altri come loro possono dare fastidio da fuori (dice però un contiano di ferro: «Non possiamo imbarcare chi è contro il governo Draghi, che per ora è il nostro governo»).
Vuole una «segreteria politica snella», l’ex premier, con dentro Virginia Raggi unica bandiera un rimasta al grillismo ma bisogna vedere come andrà nel voto per il Campidoglio a ottobre. Ancora: Conte non vuole fare la guerra a Draghi, anzi l’appoggio è pieno sia suo sia di Grillo, ma l’idea che tanti italiani, in caso di proseguimento ad oltranza del contagio e di una ricostruzione che non arriva o che sarà difficile e sanguinosa, possano rimpiangere il passato (era meglio Conte) è insito in questo progetto. A meno che il Paese non si dimentica di Giuseppi, e lui - grazie a Casalino, altro punto fisso del nuovo progetto - farà di tutto che ciò non accada.
E Di Maio? In questa fase tra Giuseppi e Luigi la sintonia è completa. E la promessa di togliere il divieto del terzo mandato garantisce a Di Maio il futuro e anche ai parlamentari e membri dell’attuale governo più vicini a lui. «L’alleanza con il Pd è strategica e immodificabile»: questa la linea Conte-Grillo. Ma competition is competition. E si mira al sorpasso elettorale dei futuri alleati: i dem sotto il 15 e M5S tendenza Giuseppi sopra il 15. La strategia del travaso, ma anche dell’assimilazione, è quella che si sta tracciando. Assimilazione per via di scissione nel Pd? Potrà succedere di tutto nel big bang provocato dall’arrivo del governo Draghi. E comunque, a proposito del Pd: «Zingaretti ha dovuto mollare perché ha troppi galli nel pollaio», è l’immagine che ha dato Grillo. Proprio per questo, la dirigenza di M5S sarà ridotta all’osso: Conte e poco più. E lui questo farà capire nel documenti che presenterà nelle prossime settimane, e prendere o lasciare.