Europee, tentazione Lega: «Vannacci capolista ovunque». Salvini e il nodo Regionali: avanti sul terzo mandato

La linea del leader al Consiglio federale

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Francesco Bechis
Europee, tentazione Lega: «Vannacci capolista ovunque». Salvini e il nodo Regionali: avanti sul terzo mandato

 Il passo indietro di Christian Solinas in Sardegna? Non oggi, e se mai arriverà sarà in cambio di una ricompensa: la Basilicata, l’Abruzzo o almeno un nuovo mandato in Umbria.

La lunga marcia del generale Roberto Vannacci verso le Europee e la pazza idea della Lega: candidarlo capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. E poi, il nodo del terzo mandato per i governatori e dunque per Luca Zaia in Veneto: «Noi andiamo avanti». 

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IL VERTICE
Due ore di conclave a via Bellerio, quartier generale leghista, servono al leader Matteo Salvini per strigliare le truppe e lanciare un messaggio in bottiglia alla premier Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia mentre resta alta la tensione sulle Regionali sarde: «È un atteggiamento incomprensibile per chi guida la coalizione». Riparte dal Consiglio federale radunato a Milano la resistenza del Carroccio all’irresistibile crescita elettorale di FdI che da qui alle Europee può creare più di qualche fibrillazione in maggioranza.

 
Regionali, nomine, dossier. Serve un metodo di convivenza. Salvini lo illustra davanti ai governatori e i colonnelli del partito. «Andremo avanti cinque anni, insieme», rassicura in apertura. Segue monito sul voto di giugno: «La compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra». Non è a Bruxelles però bensì a Cagliari che in queste ore sono messi alla prova i nervi del centrodestra. Oggi a margine del Consiglio dei ministri Salvini, Meloni e Tajani potrebbero vedersi per un nuovo vertice sullo stallo delle amministrative. Intanto, mentre FdI in Sardegna ha lanciato ufficialmente come candidato governatore il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, la Lega tiene il punto. Così tra i simboli elettorali depositati ieri per le Regionali all’ultimo minuto è stato affisso anche il logo del Partito Sardo d’Azione dove troneggia il nome del leghista Solinas. Tradotto: Salvini prende tempo e alza la posta. Come? Nel Carroccio sono convinti che il passo indietro alla fine ci sarà, a patto però di una «contropartita» credibile: una delle Regioni del Centro-Sud al voto nel 2024. La Basilicata di Vito Bardi, difesa a denti stretti da Forza Italia. O perfino l’Abruzzo, dove però difficilmente Meloni scaricherà il suo fedelissimo Marsilio. «Non possiamo non avere un candidato», ha battuto duro il vicesegretario Andrea Crippa convinto che l’atteggiamento del partito della premier sia «incomprensibile». Sarà rottura? «Si troverà un accordo», sorride alla buvette della Camera il ministro Francesco Lollobrigida, primissima fila del cerchio meloniano, «Solinas non ha governato male ma pensiamo che Truzzu possa fare meglio», spiega. Poi smorza: «Non si può tornare al voto ora, l’opposizione non è pronta: chi di loro può candidarsi a guidare il Paese?».


A via Bellerio Salvini non entra nei dettagli ma parla di metodo. La forzatura di FdI in Sardegna non è una mossa «da leader», è il senso del discorso del segretario. Che per l’occasione rievoca il Cavaliere: «Quando Berlusconi aveva il 30 per cento non faceva così. Chi ha l’onere e l’onore di guidare la coalizione deve gestire queste situazioni e accettare di rinunciare a qualcosa», le parole del «Capitano» riferite dai presenti. 


IL GENERALE IN CAMPO
Altro piatto forte al centro del vertice: le elezioni Europee. Con il generale Vannacci «l’interlocuzione è in fase avanzata», aggiorna i suoi Salvini. Che ai più stretti nel partito ha confidato il piano: candidare il generale del “Mondo al contrario” non in una o due, ma in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali. Una parata del Parà dalle isole al Nord Est (dove «è pieno di caserme», spiegano i leghisti) per fare incetta di voti anche nel bacino del centrodestra. Sicché, con Salvini e Tajani già sfilatisi dalla corsa, con la premier in campo potrebbe prendere vita lo strano derby Meloni-Vannacci. 


Del resto i governatori leghisti non hanno intenzione di prestarsi a una candidatura di facciata. Zaia ci avrebbe fatto un pensiero una volta sbloccata la legge per il terzo mandato. È un nodo spinoso che fa infuriare tanti amministratori leghisti intervenuti al Consiglio, con Salvini costretto a fare da paciere. Per ora l’accordo resta lontano: un’altra fumata nera.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 11:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA