Katalin Novak, presidente dell'Ungheria,a Papa Francesco: «Putin ora si sente più forte e punta sulla guerra lunga»

Proveniente da Kiev, ha avuto un colloquio con Papa Francesco e con la premier Meloni per poi ripartire subito per Budapest

Sabato 26 Agosto 2023 di Franca Giansoldati
Katalin Novak, presidente dell'Ungheria,a Papa Francesco: «Putin ora si sente più forte e punta sulla guerra lunga»

È arrivata direttamente da Kiev dove, due giorni fa, ha incontrato Zelensky, pregato davanti al memoriale delle vittime di Bucha facendo pure l'esperienza di doversi riparare velocemente in un rifugio antiaereo dopo che le sirene avevano suonato l'allarme per gli imminenti bombardamenti.

La Presidente dell'Ungheria, Katalin Novak ieri mattina era a Roma, lo spazio di poche ore, per due appuntamenti, il primo con Papa Francesco con il quale in questi anni ha costruito uno stretto rapporto umano e l'altro con «la Giorgia» («noi rimarremo amiche anche da nonne»). Al centro di questa triangolazione diplomatica c'è la guerra in Ucraina con i suoi ultimi sviluppi. La morte di Prigozhin, il peso della Cina nel nuovo ordine mondiale, il ruolo dell'Europa e naturalmente la prossima missione a Pechino del cardinale Zuppi. Il Messaggero ha incontrato prima del suo ritorno in patria.


Presidente lei intravede spazi per la pace?
«A Kiev ho avuto un lungo colloquio, diretto con Zelensky e ritengo che sia tempo di parlare di come strutturare la pace. Sono assolutamente d'accordo con Papa Francesco anche se non sono nelle condizioni di fare un pubblico annuncio sul fatto che vi sia un piano di pace concreto. Resto convinta che adesso siamo più vicini a portare avanti un progetto, ne avevamo parlato con il Pontefice già durante l'ultimo suo viaggio a Budapest, quattro mesi fa, ma di più non posso dire».


Con la morte di Prigozhin lei pensa che il governo di Putin sarà più forte o più debole, e forse potrà accelerare il cessate il fuoco?
«In tanti tendono a vedere la situazione in Russia più semplice di quanto non sia, e forse è una proiezione che ha a che fare con la speranza, come quando si progetta qualcosa che si desidera. Per questo non considero la morte di Prigozhin come un indebolimento del Presidente Putin. Allo stato attuale non penso nemmeno che dobbiamo cambiare il nostro punto di vista sulla ferma condanna all'aggressione russa in Ucraina».


Che cosa accadrà da ora in poi in Russia?
«Purtroppo temo che Mosca sia interessata a una guerra lunga. Noi però dobbiamo cercare quei segnali che ci mostrano che la Russia sia pronta per le trattative di pace».


E questi segnali ci sono?
«Come le dicevo li stiamo cercando».


Con la morte del fondatore del gruppo Wagner è possibile che vi sarà un aumento dei flussi migratori diretti in Europa?
«Noi finora abbiamo avuto scarsa attenzione ai conflitti in Africa perché eravamo concentrati a quelli nel cuore dell'Europa. I conflitti africani hanno fatto affiorare il ruolo di diversi elementi stranieri, per esempio la Wagner. Di conseguenza questo fenomeno non penso possa terminare da un momento all'altro. La migrazione dall'Africa è già aumentata e se guardiamo i dati migratori ne abbiamo risposte chiare. In Italia c'è una crescita piuttosto intensa. Sono a fianco di Giorgia sul fatto che occorra lavorare assieme per bloccare questa destabilizzazione in Africa. Anche Papa Francesco ha questa chiarissima percezione e siamo d'accordo».


Papa Francesco sta cercando a tutti i costi uno spazio diplomatico per facilitare un clima tra le parti in modo da consentire il cessate il fuoco e la ripresa di trattative. Ha inviato il cardinale Zuppi a Kiev, Mosca e Washington e ora è in attesa di volare a Pechino. Potrebbe funzionare?
«Deve funzionare! Deve! Io sono una persona credente e ho fiducia nella forza che il Papa riceve da Dio per agire per il bene comune. Lui vuole comunicare con ognuno e sono sicura di questo cammino e spero davvero che arrivi tra poco il momento in cui lui avrà in ruolo chiave nelle trattative di pace. Resto fiduciosa che ci sarà un cambiamento a breve. E' già una cosa importante che Zuppi sia stato a colloquio con personaggi chiave e ora lo farà anche in Cina. Un segnale sostanziale. Ne abbiamo parlato assieme ma di più non posso dire».

Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù, da Lisbona, ha lanciato un appello all'Europa affinché abbia “il coraggio di accendere luci di speranza e spegnere focolai”, ha anche detto che mancano "coraggiose rotte di pace". Si riferiva a qualcuno in particolare?

«Parlava in generale sul fatto che ci vuole coraggio per la pace, molto coraggio e che per il momento sono pochi coloro che concretamente hanno imboccato quella strada, senza la quale si fa ben poco, ecco allora che servirebbe un passaggio per fermare il fragore delle armi. La pace giusta si può disegnare solo al tavolo delle trattative. In questo momento è naturale che l'Ucraina si difenda, deve proteggere la sua patria ed è importante che venga aiutata da tutti noi. In questo momento occorre essere prudenti e condannare ogni attacco che subisce».  

Il cardinale Zuppi sta tentanto di portare a casa i ventimila bambini ucraini deportati dai russi. A che punto è questa possibilità secondo lei?

 «In Ucraina mi sono occupata anche di questo aspetto. Sono mamma di tre bambini e posso solo immaginare quello che stanno passando. Hanno perso l'infanzia e possono perdere anche il loro futuro. Per trovare la soluzione ai bambini deportati abbiamo bisogno dei russi, di un mediatore e della volontà politica della Russia. Zuppi sta lavorando». 


Con il Papa avete affrontato anche il climate change?
«Mi ha detto che sta lavorando alla scrittura di una nuova enciclica, si tratta di una riedizione della Laudato Si e verrà pubblicata il 4 ottobre. La prima enciclica era stata promulgata nel 2015 e da allora tante cose sono un po' cambiate, mi ha detto che vi era la necessità di aggiornarla. Accanto alle questioni già trattate ce ne saranno altre, nuove, ma non siamo entrati troppo nel dettaglio».


Lei conosce bene Giorgia Meloni, la vostra è una amicizia che va al di là della politica, come vi siete conosciute?
«E' accaduto tanti anni fa, lei era leader di un partito che contava appena il 4 per cento, io ero Segretaria di Stato di un Paese meno importante dell'Italia, e ci siamo trovate. So che saremo amiche anche da nonne».

Avete entrambe saputo costruire un rapporto personale buono con il Pontefice: come si traduce questa triangolazione diplomatica nella costruzione della pace?
«Noi abbiamo parlato diverse volte con il Pontefice della leadership femminile, sono convinta che le donne possano fornire un contributo immenso quando ci sono situazioni di conflitto perché intercettano prima spiragli. Una questione di innata empatia e forse anche perché per loro natura sono dotate di istinto materno. Dovendo mettere al mondo figli e dare la vita non cercano conflitti ma pensano a risolverli. Forse è questo che determina le nostre azioni». 

Come giudica l'operato della sua amica Giorgia?

«Ha ricevuto in eredità una situazione difficile. Lei a mio parere sta facendo un buon lavoro, è saggia, sincera, vuole bene al suo popolo. Prende decisioni con spirito di servizio. Non si contraddice tra quello che fa e quello che dice e sono fiduciosa che l'Italia con lei avrà una situazione di stabilità». 

Ultimo aggiornamento: 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA